Stipendi dei provinciali bloccatiSindacati trentini in allarme

Il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici trentini farebbe risparmiare alla Provincia circa 47 milioni di euro in tre anni. Ma i sindacati sono pronti a dar battaglia: «Assurdo che Dellai faccia come Berlusconi. in Trentino ci sono risorse ben diverse», sostengono



TRENTO. Il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici trentini farebbe risparmiare alla Provincia circa 47 milioni di euro in tre anni. Ma i sindacati sono pronti a dar battaglia: «Assurdo che Dellai faccia come Berlusconi. in Trentino ci sono risorse ben diverse», sostengono.
Se il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici trentini, ipotizzato dal presidente della Provincia Lorenzo Dellai, dovesse diventare realtà, 30.000 lavoratori rimarrebbero per tre anni senza aumenti contrattuali. Non sarebbe recuperata nemmeno l’inflazione. Si tratta dei 6.000 dipendenti provinciali, dei 4.000 operatori delle case di riposo, dei 7.000 dipendenti della sanità, dei 6.000 dipendenti comunali ed il personale della scuola che conta circa 10.000 insegnanti.
Nella Finanziaria provinciale erano previste le risorse per il rinnovo del contratto che, qualora ricalcasse i meccanismi del rinnovo precedente, dovrebbe portare, tra il 2010 e il 2012, 120 euro in più al mese nella tasche dei dipendenti. In pratica sarebbero in media 40 euro al mese per tre anni che, comprese le tredicesime, farebbero 1.560 euro in tre anni. Soldi che, se dovesse essere attuato il famigerato blocco, i dipendenti pubblici trentini non vedrebbero mai. Nel complesso, per la Provincia, si profila un risparmio di circa 47 milioni di euro tra il 2010 ed il 2012.
Questa prospettiva, però, fa arrabbiare i sindacati che sono pronti ad una vera e propria guerra per ottenere dei miglioramenti in busta paga. Mirko Carotta della Funzione pubblica della Cgil, è netto nel suo giudizio. «Purtroppo è da mesi che noi denunciamo la possibilità che le restrizioni previste a livello nazionale avrebbero potuto toccare anche il Trentino. Nonostante la nostra preoccupazione, ci dicevano di stare tranquilli, ma invece adesso il quadro sembra stravolto. Per noi, però, non è accettabile che un’intera categoria di lavoratori stia ferma col rinnovo contrattuale. Ai fini retributivi è come se i dipendenti pubblici trentini lavorassero tre anni in meno. Non possiamo accettarlo, come non accettiamo che a Roma un governo di centrodestra tagli i dipendenti pubblici e a Trento una giunta di centrosinistra tagli gli stipendi dei dipendenti pubblici. Il quadro, purtroppo, è estremamente negativo». Critico anche Roberto Vivian, segretario generale della Fps Cisl. «All’inizio della manovra il presidente Dellai, da noi sollecitato, ci aveva assicurato che saremmo stati aggiornati quando il quadro sarebbe stato più chiaro. Invece, ha ipotizzato il blocco degli stipendi per mezzo stampa. Questo non va bene, così come non è corretto che la Provincia di Trento e quella di Bolzano rivendichino l’autonomia in certe circostanze e non in altre. Oltretutto, da noi i soldi per il rinnovo del contratto erano già stati stanziati e c’è una bella differenza tra il nostro bilancio e quello dello Stato: non capiamo il perché di questo blocco. Non si può sempre battere sulla testa di chi lavora nel pubblico impiego: sono cittadini come gli altri. Siamo pronti a dar battaglia se la Provincia dovesse continuare con questa ipotesi». Roberto Tavagnutti (Cisl) si pone semplicemente una domanda: «perché un governo di centrosinistra attua gli stessi provvedimenti di un governo di centrodestra e va a colpire le fasce più deboli?». Sulla stessa lunghezza d’onda il commento di Silvia Bertola (Uil). «Temevamo l’ipotesi prospettata da Dellai l’altro giorno e non siamo per nulla d’accordo. Non capiamo questo cambio di atteggiamento anche perché non c’è nessuna norma che vincoli la Provincia ad attuare il blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici come si sta facendo a livello nazionale. Inoltre, c’è il patto di Milano che ci dà garanzie in questo senso. Ci sembra strano questo tentativo da parte di Dellai di emulare Berlusconi. Speriamo francamente che voglia differenziarsi rispetto al governo nazionale. È vero che c’è da tagliare, ma perché prendersela coi dipendenti pubblici? Piuttosto tagli sulle consulenze o sulle agenzie. Una sforbiciata in quei settori farebbe certamente meno male».

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