Spazi per l’arte, a Trento mancano quelli pubblici

Dopo il “caso” della Galleria Civica riassorbita dal Mart ecco l’opinione di alcuni addetti ai lavori: «Ci sono i privati, ma guardano solo al mercato»


di Maddalena Di Tolla


TRENTO. La Galleria Civica diventerà una sezione speciale del Mart, come il Trentino ha raccontato nei giorni scorsi. Questo nuovo assetto apre alcuni interrogativi su come un grande ente culturale di impronta molto istituzionale, come il museo di Rovereto, possa gestire il futuro della Civica di Trento, spazio finora vissuto da diversi artisti come sperimentale e di confronto. Abbiamo quindi provato a confrontarci con due artisti, firmatari dell'appello per la riapertura, anche sul tema più ampio degli spazi per l'arte in città e sul ruolo di quegli spazi. Le visioni che escono conversando con due di loro sono differenti sul segno dell'operazione Civica verso Mart, accomunate però dall'idea che la dimensione pubblica garantisca uno spazio di incontro per gli artisti, altrimenti difficile da aprire.

Tatiana Festi, classe 1978, è tra i firmatari dell'appello. Vive e lavora a Rovereto, dove si è diplomata in Grafica pubblicitaria, cinetica e fotografia all' Istituto d'Arte "F. Depero". Nel 2004 si è diplomata in pittura all' Accademia di Belle Arti di Brera. «Penso che ci sarà uno schiacciamento dell'esperienza di Galleria Civica, sottostando al Mart. Per un museo di quelle dimensioni gli interessi sono altri» - preconizza pessimista Festi, che di arte, precisa, però non vive. «Io per vivere insegno. L'arte per adesso non mi darebbe da campare». A suo parere il Mart tratterà la Galleria di Trento come un' appendice. «Non capisco - dice - perché si sia voluto porre fine ad un'esperienza stimolante. La Galleria era soprattutto uno spazio dove confrontarsi e incontrarsi, per noi artisti». Approfondendo il tema degli spazi disponibili per l'arte, oltre a quelli pubblici, Festi spiega che «le Gallerie private funzionano bene, tuttavia non sono la stessa cosa, perché guardano anche al profitto, ovviamente. Quindi il ruolo di uno spazio pubblico, come era la Galleria, è importante, come punto d'incontro e di maggiore libertà espressiva per gli artisti. Mi pare che oltre la crisi economica anche il disinteresse faccia la sua parte, in questa vicenda». E per chiosare il posizionamento di uno spazio pubblico per l'arte spiega «Una realtà parallela avrebbe potuto continuare a fare cose diverse, sia per il pubblico generico che per gli addetti ai lavori».

Al contrario un suo collega, anche lui firmatario dell'appello pro riapertura della Civica, Federico Lanaro, classe 1979, anche lui diplomato al Depero e quindi alle Belle Arti di Bologna, immagina un futuro positivo, e spiega: «Al Mart ci sono tante persone di valore e competenza, come la stessa direttrice Collu. Credo che questo passaggio sia quindi positivo e comunque era necessario». Sul tema degli spazi culturali e artistici in città, Lanaro è chiaro «Cosa c'è oltre il pubblico? Certo esistono le gallerie private, io lavoro da anni con una di queste e mi trovo benissimo. Le gallerie sono di certo dei catalizzatori, simili ad un museo, però devono avere un'aggressività diversa, con una continua ricerca sul prodotto artistico. Lo spazio pubblico quindi è importante per riuscire a unire e creare confronto, cosa che il settore privato difficilmente può fare». Per lui il valore aggiunto di una dimensione pubblica della Galleria Civica, la direzione verso cui improntare la gestione del Mart, dovrebbe essere l'esportazione verso l'esterno dei prodotti artistici del Trentino, e non solo il contrario, come spesso è avvenuto in passato.

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