Sopprimere i partiti politici Una proposta attuale?

È tornato in libreria il volumetto di Simone Weil scritto negli anni Quaranta e straordinariamente al passo con i tempi d’oggi. «Per liberarci»


di Paolo Mantovan


di Paolo Mantovan

 

Queste parole sono dedicate a chi crede ancora nella politica. E (non è né una contraddizione né una beffa) nascono dalla lettura di un libriccino appena ripubblicato dal titolo: “Manifesto per la soppressione dei partiti politici”. L'autrice è Simone Weil. Lo raccomando a tutti (gli stessi di cui sopra) perché ha la potenza di liberare il pensiero. Di più. Io ci ho trovato cose che non ho mai manifestato, né ho confessato a me stesso, e che invece, un po' per volta, riga dopo riga, ho scoperto che pensavo da tempo. Credo sia un'esperienza che potranno fare anche molti altri. Perché se è vero che il libro è figlio di un contesto particolare (Weil scrive in epoca stalinista e hitleriana) e che la stessa autrice usa un approccio radicale, va detto che il radicalismo di Simone Weil è guidato esclusivamente dal senso di giustizia e, aggiungo, i pensieri che vi si trovano superano di gran lunga il contesto storico che li sviluppa, tanto da accrescere l'attualità di questo libro anno dopo anno. Al punto che è già chiaro a tutti noi perché la casa editrice (Castelvecchi) abbia deciso di rilanciarlo sul mercato rapidissimamente negli ultimi giorni di maggio, giusto poco dopo i risultati delle elezioni comunali con l'affermazione del movimento di Grillo, quasi a confonderlo con un istant book. In un periodo in cui i partiti ormai godono di fiducia pari a zero, sembra quasi un giochetto da ragazzi usare il titolo di un libro come un amplificatore del sentimento dell’antipolitica. Non è così, ve lo assicuro. C’è una riflessione molto più seria.

Ma che cosa c'è di attuale? Tutti noi sappiamo che i partiti degli anni Quaranta-Cinquanta erano ben altra cosa rispetto ai fantasmi attuali, ora sorretti più da personalismi che da ideologie. Ma la Weil ci offre una lettura che coglie dei punti senza tempo.

Prima di tutto bisogna partire dalla considerazione di Simone Weil, secondo la quale i partiti non sono altro che dei totalitarismi.

«. Per apprezzare i partiti politici secondo il criterio della verità, della giustizia, del bene pubblico, conviene cominciare distinguendone i caratteri essenziali. E' possibile elencarne tre.

1) Un partito politico è una macchina per fabbricare passione collettiva. 2) Un partito politico è un'organizzazione costruita in modo da esercitare una pressione collettiva sul pensiero di ognuno degli esseri umani che ne fanno parte. 3) Il fine primo e, in ultima analisi, l'unico fine di qualunque partito politico è la sua propria crescita, e questo senza alcun limite.

Per via di questa triplice caratteristica, ogni partito è totalitario in nuce e nelle aspirazioni. Se non lo è nei fatti, questo accade perché quelli che lo circondano (cioè gli altri partiti, ndr) non lo sono da meno». Ma per poterci stare dentro occorre credere al partito e accettare le sue caratteristiche al punto che il partito diventa il fine (cosa che, sottolinea Weil, è idolatria). Non solo: per starci dentro occorre cedere totalmente alla menzogna.

Anche perché dice la Weil «un uomo che esegue calcoli matematici paricolarmente complessi sapendo che riceverà una frustata ogni volta che otterrà come risultato un numero pari, si trova in una posizione molto dificile. Qualche cosa nella parte carnale dell’anima lo porterà a dare una piccola spinta ai calcoli per ottenere sempre un numero dispari».

Quindi ricerca infinita di potere e fabbrica necessaria di menzogne, e con ciò soffocamento delle libertà di espressione oltre che di cambiamento. Forse lo sapevamo, ma spesso lo pensiamo legato alla natura degli uomini, o meglio alla crisi di una generazione, di una classe dirigente, o a periodi storici. Simone Weil pare dirci che la cosa è un po’ diversa. Che i partiti in sé e per sé ci conducono in un “film” popolato da mostri.

Ora io non so assolutamente chi possa dare delle risposte a domande così cruciali. Così come so benissimo che molti diranno (non solo in buona fede ma anche giustamente, sulla base dei risultati della storia) che i partiti ci hanno portato a grandi libertà e hanno posto le premesse per grandi conquiste di civiltà. Però non possiamo far finta di nulla e non riflettere su che cosa sono oggi i partiti. Tutti vediamo che nei partiti impera il conformismo. Partiti nazionali o partiti locali. Occorre solo prendere posizione, stare da una parte. E questo è un fenomeno che in Italia (tutta, pure nell’area nostra cosiddetta «autonomista») si è alimentata pesantemente negli anni del berlusconismo e dell’antiberlusconismo. E se pensate anche alla nostra terra corrisponde al fatto che chi critica il governo è contro l’autonomia, chi critica il partito del Land è contro il Land. E poi, davvero, quali grandi idee, quali analisi della realtà ricordate prodotte dai partiti in questi ultimi vent’anni? Se pensate che ciò dipenda solo dalla “morte” delle ideologie, la Weil vi induce a pensare dell’altro. Soprattutto quando arrivate alla parte finale, forse la più “violenta” di questo libriccino. Dove Simone Weil estende il problema dei partiti a un problema della società intera. Ecco le sue ultime parole:

«Quasi dappertutto l’operazione di prendere partito, di prendere posizione pro o contro, si è sostituita all’operazione del pensiero. Si tratta di una lebbra che ha avuto origine negli ambienti politici, e si è espansa, attraverso tutto il Paese, alla quasi totalità del pensiero. Non è certo che sia possibile rimediare a questa lebbra, che ci sta uccidendo, senza cominciare dalla soppressione dei partiti politici».

Adesso è già un fiorire di rottamatori, di proposte “oltre i partiti” (lanciati talora dagli stessi che per anni ci hanno lavorato e non parliamo di “nuovi nomi ai partiti”, dove si cambia il nome, ma si rimettono in gioco gli stessi attori), e anche di movimenti super-sbarazzini (che liberano nuovi scenari ma che aprono anche nuovi timori). Serviranno a ricostruire la politica? Riusciranno a sostituire gli ex-pilastri (e mostri) che erano e sono i partiti?













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