Soldi allo Stato, da Trento e Bolzano aut aut al governo

Ieri Rossi e Kompatscher a Roma dal ministro Delrio «Risposta entro il 25 febbraio o scatteranno i ricorsi»


di Chiara Bert


TRENTO. A fine incontro il giudizio del governatore Ugo Rossi è di «moderato ottimismo», considerata la situazione finanziaria globale e il clima nei confronti delle autonomie. Il governo non chiude la porta alla proposta finanziaria di Trento e Bolzano di adottare il «residuo fiscale» (ovvero la differenza tra il gettito dei tributi statali prodotti sul territorio e la spesa sostenuta dallo Stato sul medesimo territorio compresi i 9/10 delle tasse devoluti alla Provincia) come criterio per stabilire la partecipazione delle due Province ai conti dello Stato. Ma, ancora una volta a distanza di due anni dalla prima proposta avanzata dall’allora presidente Lorenzo Dellai, il governo non dice neanche di sì. Tanto che da Rossi e Arno Kompatscher è arrivato una sorta di aut aut: «Il governo ci dia una risposta entro il 25 febbraio, data limite per fare ricorso contro la legge di stabilità, oppure saremo costretti ad impugnare i provvedimenti. Che, sommando Trento e Bolzano, valgono per le casse dello Stato 6 miliardi di euro».

L’incontro ieri a Roma tra i presidenti delle due Province con il ministro per gli affari regionali Graziano Delrio e il viceministro dell’economia Luigi Casero è durato circa un’ora. Sul tavolo i rapporti finanziari e le nuove competenze per Trento e Bolzano, contenute nella legge di stabilità, su agenzie fiscali, tributi locali e giustizia. Su questi tre filoni lavoreranno tre tavoli tecnici a partire dalle prossime settimane. «C’è un impegno serio a riempire di contenuti le deleghe», spiega Rossi, «e di conseguenza a quantificare quanto costano (la Provincia ha stimato 65-70 milioni di euro all’anno, che andrebbero scomputati dai 140 milioni pretesi come riserva all’erario ndr)». «Il ministro Delrio ha concordato con noi che l’accordo debba essere globale e riguardare anche il concorso al risanamento dei conti pubblici, dunque gli accantonamenti e le riserve all’erario che lo Stato ha posto illegittimamente nei nostri confronti. Noi abbiamo chiesto che il governo valuti fino in fondo il criterio del residuo fiscale». Il ministro ha chiesto altro tempo, per fare un’ulteriore valutazione prima a livello politico e poi tecnico: il governo, prima di accettare deve infatti garantire i saldi di finanza pubblica. A questo punto noi abbiamo ricordato che sul tavolo c’è la nostra disponibilità a trattare e anche a modificare questo tipo di criterio, ma dall’altra c’è anche la possibilità di poter impugnare i provvedimenti del governo. Ricorsi che, se accolti, comporterebbero una perdita per lo Stato, tra Trento e Bolzano, di circa 6 miliardi di euro. Al governo preferiamo suggerire la via del dialogo, ma abbiamo anche ricordato che se noi ricorriamo i saldi di finanza pubblica rischiano». Delrio si è impegnato a dare una risposta entro il 25 febbraio, quando scadrà il termine per i ricorsi. «Diversamente - conclude Rossi - non potremo non impugnare».

Un segnale positivo, dalla missione romana, il governatore lo trae dalla «buona apertura» manifestata dal viceministro Casero in rappresentanza del ministero dell’Economia che ha fin qui rappresentato lo scoglio maggiore per la trattativa. Sulla quale gravano però anche altre variabili: non solo il quadro macroeconomico, con lo spread e i riflessi sul costo del debito pubblico, ma anche le prospettive del governo Letta legate alla riforma della legge elettorale. E Rossi e Kompatscher sperano che in un eventuale rimpasto Delrio - fin qui alleato prezioso - non cambi ministero.

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