Sociologia, Diani chiude l’aula autogestita 

Confermato alla guida del dipartimento, toglie gli spazi usati da studenti vicini agli anarchici: «Dopo gli insulti agli Alpini superati i limiti»



TRENTO. «I limiti sono stati ampiamente superati con la mancanza di educazione e le offese agli alpini. Così abbiamo deciso di chiudere l’aula nel seminterrato autogestita dagli studenti». Mario Diani vorrebbe parlare più dei programmi per i suoi prossimi tre anni alla guida del Dipartimento di Sociologia che del contingente, ma intanto, come prima decisione dopo la conferma a direttore, ha deciso di chiudere l’aula autogestita che era stata occupata durante l’Adunata degli Alpini per fare un concerto contro la guerra e dalla quale qualcuno vicino all’area anarchica è partito per affiggere sulla facciata della facoltà uno striscione di offese contro gli alpini. Diani ha deciso la chiusura «per verificare se ci sono le possibilità che quell’aula possa essere usata da tutti e non solo da un gruppo privato. Abbiamo ritenuto che fossero stati violati principi di rispetto e buona educazione e vogliamo vederci chiaro».

Ma il direttore vorrebbe parlare soprattutto delle nuove prospettive di Sociologia più che del caso eclatante degli ultimi giorni: «Questi ultimi tre anni hanno segnato un grande cambiamento. Nel 2015 a Sociologia c’era 70 docenti, ma poi, con i pensionamenti ne sono rimasti 47. Adesso siamo arrivati a 57 e presto saremo 63. Abbiamo investito tutte le nostre risorse al reclutamento dei nuovi professori, soprattutto dall’estero e da altre università. Così abbiamo acquisito nuove competenze in molti ambiti, dalla politica internazionale, alla storia economica fino ai big data. Questi nuovi arrivi hanno avuto anche degli effetti sui risultati della ricerca. Ci sono stati risultati ottimi, tanto che secondo le recenti analisi siamo primi insieme a Milano per la qualità della ricerca e siamo stati scelti come destinatari dei Fondi del Miur per i dipartimenti di eccellenza». Ma dopo il consuntivo, Diani affronta anche il capitolo del futuro: «Nei prossimi tre anni vorremmo affrontare la trasformazione della didattica. L’impianto dei corsi rimarrà, rinforzeremo la laurea triennale in Sociologia e cercheremo di svecchiare la didattica. Attualmente abbiamo circa 400 iscritti all’anno e più della metà dei laureati. Il tasso di occupazione è discreto e noi ci stiamo dando da fare per stringere accordi anche con altri dipartimenti, come il Dicam, per aggiornare la didattica e renderla sempre più in grado di dare ai nostri laureati le competenze e gli strumenti per affrontare il mercato del lavoro. Un laureato in Sociologia ha una sensibilità particolare e una capacità di lettura delle complessità sociali che sono sempre maggiori e non solo a causa del fenomeno delle migrazioni. Queste capacità saranno sempre più utili. A questo cerchiamo di affiancare anche competenze tecniche, soprattutto per chi dopo la laurea triennale non ha intenzione di proseguire gli studi per ottenere la magistrale». Diani, poi sottolinea come Sociologia sia inserita da molto tempo in una rete internazionale di dipartimenti di alto livello: «Abbiamo colleghi che dirigono riviste tra le più prestigiose e altri che hanno ruoli guida anche nelle associazioni più note. Il nostro Dipartimento è sempre più credibile e noto nella rete internazionale». Resta l’amarezza per l’episodio che si è verificato durante l’Adunata degli Alpini, però Diani spiega che il Dipartimento ha scelto di agire con prudenza per contenere gli effetti dell’occupazione e per controllare quello che stava accadendo. Adesso, però, è arrivato il momento delle decisioni: «L’aula autogestita era destinata a tutti gli studenti, ma di fatto veniva usata da quelli vicini a una determinata area politica. Poi sono stati oltre passati i limiti ed è stata chiusa». (u.c.)













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