Slot, firma anche il «capo» dei sindaci

Il presidente Anci: petizione esempio per tutti i Comuni


Fabio Zamboni


TRENTO. La petizione del nostro giornale per indurre la politica a mettere un freno al fenomeno del gioco d'azzardo, sfoggerà nei prossimi giorni una firma illustre: senza fare torto a quelle che già ci sono, e che sono ormai 1500, consci che hanno comunque tutte lo stesso valore, non possiamo non segnalare quella di Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia ma soprattutto presidente nazionale dell'Anci e dunque massimo rappresentante dei sindaci italiani.

Il valore della sua firma è fortemente simbolico, essendo Delrio anche il firmatario di una lettera inviata al ministro dello Sviluppo econimico Passera e a quello degli Interni Cancellieri per sollecitare una legge che ponga un freno al gioco d'azzardo. «La petizione contro il gioco d'azzardo lanciata dal Trentino ormai è un esempio in tutta Italia. È giusta e va nel senso che da sindaco, ma soprattutto da presidente dell'Anci, auspico. Aderisco convintamente, perché è una battaglia sacrosanta che sto portando avanti anche tenendo contatti con gli altri sindaci dell'Anci».

Ma da dove nasce la sua battaglia?
«Il primo cittadino di Verbania aveva adottato delle misure concrete contro le sale giochi ma il tribunale di Torino ha annullato tutto facendo pagare una multa milionaria, con una sentenza motivata dal fatto che si tratta di materia di stretto ordine pubblico e dunque riservata alle autorità dello Stato. Una tesi che il nostro Consorzio dei Comuni contesta alla radice, perché riguarda gli orari degli esercizi commerciali e le autorità sanitarie locali in nome del prevalente interesse della tutela della salute. La ludopatia è ormai una malattia riconosciuta, con alti costi sociali».

Ma a Reggio Emilia c'è stato qualche caso clamoroso?
«No, a parte quello del ventenne disoccupato che recentemente ha vinto mezzo milione di euro a una videolotteria. Ma la nostra amministrazione è impegnata da tempo in questa battaglia, e ora lo fa in collaborazione con le associazioni del Cnca, il Consorzio delle comunità d'accoglienza, che sono leader in questa lotta».

Qui da noi, a Trento, al massimo si cerca di impedire l'apertura di sale da gioco in zone sensibili.
«Non basta, perché qui ormai parliamo di sindromi da dipendenza, che non sono certo frenate dal fatto di doversi spostare di qualche centinaio di metri per giocare».













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