Sisma in Ecuador: «Io sto bene, ma qui è un vero disastro»

La drammatica testimonianza del comboniano trentino Zendron: «La chiesa ha retto, ma in tanti sono senza casa»



TRENTO. «Noi stiamo bene. C’è qualche fessura nel tetto ma nulla di più. Per fortuna la chiesa è stata costruita dai fratelli comboniani seguendo le norme antisismiche. Ma attorno a noi è un disastro». È affranto ma pronto ad affrontare un’altra giornata cercando di aiutare i suoi parrocchiani, padre Claudio Zendron, comboniano di Valda, in val di Cembra, che da anni è missionario in Ecuador a El Carmen nella provincia di Manabi. «Non è possibile dire quante case siano state distrutte dalla furia del terremoto, ma sono veramente tantissime. C’è una città, che si trova a 90 chilometri da qui, che è stata completamente rasa al suolo» spiega al telefono il missionario mentre, nel contempo, si prepara per andare in un paese vicino alla chiesa dove ci sono almeno cinquanta famiglie restate senza un tetto.

«Erano le 19 di sabato - racconta - quando sono iniziate le scosse. A quell’ora qui è già buio e non c’è un’organizzazione di protezione civile come quella che ricordo in Trentino. È saltata anche la luce e quindi era impossibile iniziare subito a scavare fra le macerie. I soccorritori e noi assieme a loro abbiamo dovuto aspettare che albeggiasse che cercare di salvare chi era ferito e per recuperare i morti».

La scossa è stata di 7.8 gradi Richter e ieri pomeriggio, secondo il ministero della sicurezza dell’Ecuador, il numero di vittime accertate era di 350. In mattinata il presidente Rafael Correa aveva detto che il numero di morti «continuerà a salire, anche in modo considerevole». I feriti sono invece oltre duemila. L'epicentro del terremoto è stato a circa 170 chilometri da Quito e ad appena 27 chilometri da Muisne. A 300 chilometri di distanza, nella più grande città del Paese, Guayaquil, è crollato un ponte. Ed la città di El Carmen si trova a circa 200 chilometri, nell’entroterra. Questo per capire quale sia stata la forza di questo terremoto. «Nella nostra provincia - spiega ancora padre Zendron - ci sono moltissimi agricoltori poveri che vivono in case che di fatto sono costruite da mattoni incrociato l’uno con l’altro senza una struttura portante. E quindi le scosse le hanno fatte crollare. Per fortuna sono perlopiù abitazioni ad un piano solo ed è anche per questo che qui ci sono stati pochi morti». Il comboniano sa anche che le due famiglie di missionari laici trentini che vivono nella regione con le loro famiglie, stanno bene. «Adesso stiamo lavorando assieme alla società civile - spiega ancora il missionario - per organizzare il prima possibile una rete di aiuti che sia in grado di offrire un supporto a chi è rimasto senza nulla. Partendo dalla necessità di dar loro da mangiare». Ed ecco che parte subito per una prima verifica a pochi chilometri di distanza con quell’urgenza di chi sa che ad attenderlo ci sono persone che sono rimaste letteralmente senza nulla. Intanto la Commissione europea ha stanziato un milione di euro per i primi aiuti umanitari. «L’Ue è pienamente impegnata a sostenere gli sforzi internazionali per assistere le migliaia di persone colpite dal sisma. Stiamo già inviando assistenza d’emergenza attraverso il meccanismo di protezione civile europeo», ha affermato il commissario Ue per gli Aiuti umanitari Christos Stylianides. (m.d.)













Scuola & Ricerca

In primo piano