Sinti e rom, una legge inattuata da 8 anni  

Magagni (Aizo): «Niente microaree, rimasti nei campi». L’assessora Franzoia ammette: «È vero»



TRENTO. “Il rischio fallimento per la legge provinciale numero 12 del 2009 sull’integrazione di sinti e rom è alto. Non solo perché è inattuata, visto che dopo tanti anni non c’è ancora il regolamento, ma anche perché, mai fosse completata, potrebbe risultare sorpassata dai tempi”. Gian Luca Magagni, presidente della sezione trentina dell’Aizo, l’associazione italiana zingari oggi, non ci gira tanto attorno e dal palco del XXVIIIesimo convegno nazionale, ieri a Sociologia, lancia l’allarme. “Senza attuazione della legge che, ricordo, proposta da Mattia Civico venne formulata con la collaborazione delle associazioni dei sinti e dei rom, – prosegue – non si è superata la logica dei campi”. Al convegno è intervenuta anche Mariachiara Franzoia, assessore comunale alle attività sociali, che, concordando con Magnani, ha commentato che “la legge, presentata a suo tempo dal Pd e approvata dal Consiglio provinciale, è effettivamente inattuata. Come amministrazione abbiamo cercato di investire sul processo di inclusione di sinti e rom, ma certo non basta”. Voci di corridoio, peraltro autorevoli e bene informate, sostengono che palazzo Thun avrebbe già individuato delle microaree, come previsto dalla legge (quelle poche esistenti sul territorio risulterebbero più o meno abusive) e che comunque l’intenzione sarebbe quella di proseguire su questa strada. In Trentino i rom e i sinti sono 700, il 70% dei quali italiani, presenti soprattutto a Trento e Rovereto. In Italia sono 170mila (lo zero virgola della popolazione), 13 milioni in Europa. “Quella legge – prosegue Magagni – ha rappresentato un cambiamento radicale nell’affrontare l’intera tematica, dalla residenzialità ai campi di transito, dalla scolarizzazione alla promozione dell’integrazione socio-lavorativa. Sinti e rom vengono riconosciuti come minoranza da sostenere e includere nel nostro tessuto sociale tramite scuola e lavoro, valorizzando la loro ricchezza. La realtà è che, dal 2009, nessuno, in primis la Provincia, ha voluto questo regolamento attuativo”. Quindi? “Chiediamo che il regolamento venga scritto – continua il presidente – Questa legge, adesso come adesso, è solo un pezzo di carta che dice quanto è bravo e buono il Trentino che ha realizzato una normativa alla portata dei bisogni che ci sono da parte di una fetta di suoi cittadini. Ma, di fatto, archiviando quanto scritto nero su bianco”. Nel corso del convegno è stato affrontato anche, dal punto di vista storico, il genocidio di rom e sinti da parte dei nazisti nel corso della Seconda guerra mondiale. A lungo dimenticato. A quel tempo in Europa vivevano intorno ai 10 milioni di rom e sinti. Secondo le stime, i nazionalsocialisti di Hitler ne massacrarono tra 250mila e 500mila (23mila solo ad Auschwitz), ma c’è chi sostiene di più. “Una sorte comune a quella degli ebrei”, ha sottolineato lo storico Marcello Pezzetti. Passarono settant’anni prima che a Berlino fosse eretta una stele a memoria del genocidio. (pa.pi.)













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