Sindaco in pressing, il Patt risponde picche 

Due e ore e mezzo di faccia a faccia tra Andreatta e Pattini. L’autonomista: «Non ci ha convinti. Non andremo al vertice»



TRENTO. Due e ore e mezzo. In una sala, faccia a faccia. Da soli. Alla fine dalla voce di Alberto Pattini traspare tutta la fatica: «Scusate, mi serve una mezz’oretta per riprendermi» dice alla fine. Il chiarimento tra il sindaco Alessandro Andreatta e Alberto Pattini, capogruppo (anzi, no portavoce) del Patt non ha sortito alcun effetto: «Andreatta voleva che il mio partito facesse marcia indietro, partecipasse alla maggioranza di sabato (domani). Noi, tutti quattro, compresi i due assessori, non riteniamo ci siano le condizioni per partecipare alla riunione. Andreatta ha dato troppo spazio alla sinistra, anche ora che tutte le elezioni hanno decretato il calo di questa componente politica. Non va bene. Cosa ci ha promesso? Niente, il sindaco è preoccupato di questa situazione ma non fa nulla per risolverla» spiegava un provatissimo portavoce.

L’incontro che avrebbe dovuto sancire la pace tra il sindaco ed il capogruppo del Patt in consiglio, è avvenuto dopo un periodo di fibrillazione continua, dovuta alle ripercussioni della batosta elettorale del centrosinistra alle provinciali. Il Patt non fa più parte della coalizione e fin dalle prime reazioni al voto provinciale, Pattini aveva dichiarato: «Penso che la giunta esecutiva del Patt debba fare una riflessione e che siano i democratici a dover fare mea culpa per avere rotto l’alleanza». Ma le critiche alla maggioranza erano arrivate anche in precedenza, quando il Pd aveva optato dopo un lungo travaglio per il candidato presidente Giorgio Tonini e Pattini aveva proposto di intitolare al centrosinistra un parco, perché era defunto.

Provocazioni a parte, l’atteggiamento si è fatto sempre più critico da parte di tutti gli alleati, quando il sindaco per cercare di portare a termine la consiliatura ed avere la maggioranza certa, di 25 voti, ha deciso il rimpasto con i due assessori di Futura dentro la giunta e fuori Paolo Biasioli, oltre ad Andrea Robol che si era dimesso per candidarsi alle provinciali. Pattini si è dimesso da capogruppo perché sostiene di non riconoscersi più nella maggioranza, ma nemmeno i suoi colleghi di partito, Roberto Stanchina, Tiziano Uez e Dario Maestranzi parteciperanno alla riunione di maggioranza, che dovrebbe essere l’occasione di un chiarimento definitivo. Stessa posizione di Pattini, Massimo Ducati (Cantiere), dimessosi da capogruppo perché il suo partito è stato annullato in giunta, rimanendo solo la carica di presidente del consiglio a Panetta.

Ma si diceva della maggioranza di domani, con una seconda parte già messa in calendario il 28 di questo mese,. Temi: revisione Prg, area ex Atesina, polo culturale, area destra Adige; impianto natatorio, Spazio Argento.

Saranno inoltre definiti i percorsi di approfondimento in merito a: Bondone, piano di politica turistica, mobilità.

Insomma carne al fuoco ce ne è moltissima: serve una maggioranza coesa, quella che oggi non c’è in Comune. Il braccio di ferro è in atto da tempo, la città attende risposte senza se e senza ma. E altri rinvii.













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