«Sicurezza, no a risposte giustizialiste» 

Andreatta presenta il bilancio: «Zone di inaccettabile degrado, necessari interventi culturali». «Mobilità, scontiamo errori»


di Sandra Mattei


TRENTO. Sicurezza, mobilità e piano regolatore, interventi culturali e sociali. Sono questi i nodi principali che dovrà affrontare l’amministrazione comunale, sui quali il sindaco Alessandro Andreatta ha puntato nella sua relazione per il bilancio di previsione per il triennio 2018 - 2020. Una relazione di quasi 40 pagine, alla quale si è aggiunta quella dell’assessore Italo Gilmozzi che ha analizzato investimenti e spese, illustrata ieri in consiglio comunale.

Sicurezza. È il tema da cui non ci si può sottrarre quando si parla di qualità della vita in città. Andreatta parte dall’analisi di due scenari su cui ci si imbatte: una città della ricerca, della cultura e dei servizi ed un’altra che resta in una zona grigia, nella quale si avvertono provvisorietà e degrado. Il sindaco ammette che c’è «un ritardo di elaborazione» di fronte a questi problemi, anche se non si può rispondere con soluzioni giustizialiste, che alimentano ancora di più la rabbia e le paure collettive. Per questo si deve mettere nelle giuste proporzioni il fenomeno dell’immigrazione, sottolineando che la popolazione straniera è solo il 10,9 per cento del totale. Andreatta ripete che ognuno ha il suo ruolo e non si può confondere il degrado con l’ordine pubblico, quindi alle forze dell’ordine spetta la lotta allo spaccio, tenendo conto però che c’è anche una domanda consistente di sostanze stupefacenti e che ci si scontra con una legislazione estremamente permissiva. Quindi, l’impegno dell’amministrazione deve prevedere un programma d’interventi, da rendicontare pubblicamente.

Generatività. È la parola chiave per vincere la sfida e recuperare quegli spazi collettivi che «rischiano di perdere il loro essere città»: i luoghi simbolo sono proprio piazza Dante e piazza Santa Maria Maggiore, non solo per la presenza della microcriminalità, ma anche per la colonizzazione di insediamenti anonimi e seriali e per la presenza di edifici dismessi.

Politiche sociali. Andreatta ritiene che sia l’elemento cruciale degli interventi urbani, perché se il welfare avrà sempre meno risorse, si porrà il problema delle priorità. La questione sociale, per Andreatta, ha a che fare con il tema dell’abitare, la rigenerazione delle periferie, necessaria per favorire la socialità e la qualità della vita, ma anche l’intervento culturale e formativo. Quest’ultimo è importante soprattutto per il problema delle tossicodipendenze: il sindaco ha annunciato a breve una campagna informativa nelle scuole in sinergia con il Serd, attuata da gruppi di lavoro formati da genitori e studenti.

Interventi culturali. Si tratta, a detta del sindaco, di un tema inedito contenuto negli indirizzi di bilancio. Le politiche culturali devono sostenere lo sviluppo del pensiero critico, promuovendo emancipazione e riscatto. Ed ha ripercorso il progetto di riconversione del Centro Santa Chiara, rivendicando la bontà del percorso partecipato. Un intervento tra i più importanti del decennio, che diventerà un luogo di creatività giovanile in cui convivranno attività esistenti e spontanee.

Mobilità. Il sindaco ha ammesso che le scelte passate non sono state lungimiranti ed anche la variante del Prg dovrà correggerli. Gli spostamenti di residenti avvenuti dal centro alla periferia hanno generato flussi pendolari e situazioni di congestione. «Un’occasione irripetibile» è la linea ad alta capacità, come la definisce Andreatta «perché comunque verrà realizzata e perché è finanziata. Questo treno non passerà più per molti decenni e bisogna sfruttarlo per risolvere alcuni nodi strutturali alla scala domestica». Il riferimento è alla realizzazione di un sistema di mobilità pubblica in sede propria (senza il quale il sistema degli spostamenti in città sarà sempre irrisolto), ed al collegamento fra Povo e il fondovalle.













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