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Si scambiano il compito: a processo

Due studentesse dell’università finite nei guai per essersi passate la prova scritta di francese e di inglese



TRENTO. Un trucco vecchio come il cucco. In quanti all’università avranno cercato di sostituire il proprio compito scritto con quello di un compagno più bravo? Una cosa che accade spesso, ma che, quando viene scoperta, finisce nel ritiro dei compiti e, al massimo, in una ramanzina. Non è accaduto, invece, a due studentesse dell’università di Trento, una originaria del Camerun e l’altra nata in Italia, ma originaria della Nigeria. Sono finite nei guai e denunciate per essersi scambiate un compito scritto di francese e inglese. Una di loro, una studentessa di 35 anni del Camerun, sarà giudicata in Tribunale martedì prossimo per il reato di sostituzione di persona. L’altra è riuscita a difinire la sua posizione senza arrivare al processo. La donna africana risulta irreperibile e per questo motivo non ha potuto accedere ai riti alternativi quali il patteggiamento o l’oblazione.

I fatti risalgono al 6 novembre 2012. Quel giorno si teneva un esame universitario scritto di lingua francese e di lingua inglese nel laboratorio del centro linguistico di ateneo, in via Verdi. Gli studenti erano tutti intenti a scrivere e tra i banchi si aggiravano dei controllori. Quelli che nel gergo universitario si chiamano collaboratori d’aula. Si tratta di persone che percorrono i corridoi tra i banchi per verificare che nessuno copi o che non ci siano scambi di compiti.

A un tratto uno di questi collaboratori ha visto un movimento anomalo. Due studentesse si agitavano in maniera non normale. Il collaboratore d’aula ha visto che le due studentesse si parlavano e poi ha intercettato un compito che stava passando di mano.

Secondo quanto ricostruito successivamente, la studentessa del Camerun avrebbe preso il compito redatto dalla ragazza nata in Italia e poi l’avrebbe consegnato attribuendosene la paternità. Questo perché, evidentemente, aveva più fiducia nelle capacità dell’altra collega che nelle proprie. Secondo quanto sostenuto dall’accusa, la ragazza nata in Italia non avrebbe in seguito consegnato la propria prova scritta, ma avrebbe partecipato solo per aiutare l’amica a passare l’esame.

Un aiuto che, però, le è costato caro. Infatti le due non solo sono state scoperte, ma sono state anche denunciate. Dall’università, infatti, è partita una segnalazione che ha dato il via a un procedimento giudiziario. Il reato contestato alle due è sostituzione di persona in concorso tra di loro. La macchina della giustizia si è mossa e, mentre la ragazza residente in Italia è riuscita a chiudere tutto prima del processo, l’altra studentessa è arrivata fino al processo. Adesso rischia una condanna per sostituzione di persona e, nel caso di un rientro in Italia, rischia anche di dover scontare una condanna per un reato che prevede comunque pene fino a un anno di reclusione. (u.c.)













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