IL PROGETTO LIFE URSUS

Si allarga la famiglia di Jurka: orsi triplicati in Trentino

I dieci animali importati dalla Slovenia tra il 1999 e il 2002 sono ora diventati trenta, ma potrebbero arrivare a sessanta: lo dice l'ultimo "rapporto orso"


Andrea Selva


TRENTO. I dieci orsi importati dalla Slovenia tra il 1999 e il 2002, sono diventati 25 (sicuri), forse 30 (secondo una stima più ottimistica).

E sarebbero molti di più se gli austriaci non ne avessero impallinato uno (l’orso Bruno, figlio di Jurka), gli svizzeri un altro (il fratello di Bruno), se Jurka fosse ancora in libertà, se i forestali trentini non avessero provocato (per sbaglio) la morte di un’altra orsa, caduta e annegata nel lago di Molveno dopo essere stata colpita da un proiettile narcotizzante e infine se un automobilista di passaggio in val Rendena non avesse investito Daniza e i suoi tre cuccioli, provocando la morte di una piccola. Detto questo, la famiglia dei plantigradi si allarga.

 Sono i numeri contenuti nel “Rapporto Orso 2009”, presentato ieri sera al Museo di Scienze naturali, curato dai tecnici del ufficio faunistico provinciale e dedicato, quest’anno, alla memoria di Fabio Osti, storico dipendente della Provincia autonoma di Trento, scomparso di recente, che agli orsi aveva dedicato tutta la sua vita.

 Sono numeri ancora contenuti - si legge nel rapporto - tanto che dobbiamo considerare i nostri orsi “una popolazione dal futuro ancora incerto, insediata su un territorio dove potrebbero vivere fino a sessanta plantigradi”.

 Farà impressione ai non addetti ai lavori scoprire che gli orsi Joze e Gasper - entrambi di origine slovena, il secondo protagonista di una “notte brava” sul Doss Trento, quando venne controllato a vista dai forestali - sono diventati padri ben 19 volte, spartendosi in parti eguali i 38 cuccioli venuti al mondo in Trentino da quando esiste il progetto Life Ursus. E non dite che gli orsi sono troppo pochi a quei 121 trentini che l’anno scorso hanno chiesto alla Provincia il rimborso per i danni provocati dai plantigradi: in totale 48 mila euro, per la maggior parte assegnati ad allevatori, somma comunque in calo rispetto ai 62 mila euro del 2008.

 Le femmine - meno girovaghe dei maschi - vivono per lo più nella zona del Brenta, mentre i cittadini del Primiero hanno fatto conoscenza con un orso alquanto turbolento che però - invece di essere importato - è arrivato dalla Slovenia sulle sue zampe, attraverso Friuli Venezia Giulia e Veneto, decidendo di mettere su casa (ops, tana) nel Trentino dei plantigradi.
 C’è un motivo se l’anno scorso gli orsi hanno prodotto meno danni: ai tecnici del servizio faunistico piace pensare che sia per merito delle protezioni anti orso ormai sempre più numerose (e probabilmente in parte è vero); un altro motivo è che gli orsi più turbolenti - Jurka e i suoi discendenti - sono stati messi fuori gioco; ma c’è anche una terza spiegazione, basata sulla neve abbondante che cadde l’anno scorso su tutto l’arco alpino, provocando la morte di centinaia di ungulati divenuti - in primavera - cibo comodo per gli orsi.

 Se volete vedere un orso avete due possibilità: addentrarvi nei boschi oppure - più comodamente - mettervi in viaggio in auto sulle strade minori delle località che circondano il gruppo di Brenta: tenete il piede pronto sul freno, perché le statistiche assicurano (vedi il pezzo accanto) che c’è qualche possibilità che un plantigrado vi attraversi la strada all’improvviso.

 Non solo orsi. Sui versanti trentini è arrivato (fotografato dagli uomini del servizio faunistico) pure un esemplare di lince di probabile “cittadinanza svizzera”, mentre i resti di un lupo provano che anche questa specie ha fatto ritorno sulle Alpi: il ritrovamento è avvenuto nei pressi del passo degli Oclini, dopo 150 anni che di lupi da queste parti non si avevano notizie. Secondo gli esperti la scoperta effettuata in valle di Fiemme è la conferma dell’espansione del lupo nelle Alpi Orientali e in particolare in Austria













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