Sgominata la banda dei falsari d’arte

L’inchiesta partì da Rovereto, poi si è estesa a tutto il Nord Est. Tre persone in carcere, indagato un collezionista di Trento


di Giuliano Lott


ROVERETO. Ci hanno messo anni a dare un identità al raffinato falsario che riproduceva disegni e quadri di Giacomo Balla, Gino Rossi, Depero, Modigliani e Iras Baldessari, ma quando lo hanno sorpreso, nell’agritur che utilizzava come abitazione e laboratorio, Alberto Faldini, 63 anni, trevigiano ma residente a Jesolo, era al cavalletto mentre stava ultimando un’altro dipinto farlocco che sarebbe presto finito sul mercato. Con tanto di documentazione, falsa anche quella, e redatta con grande perizia dallo stesso Faldini. Il quale, già in carcere da un paio di settimane per una storia di estorsione ai danni di un collezionista, è stato notiziato in cella assieme al presunto complice Massimiliano Grossi, mentre il terzo arrestato, Andrea Guarnieri, è ai domiciliari. Proprio Guarnieri era l’uomo che, facendosi passare per erede di una facoltosa e storica famiglia di Padova (Dondi dell’Orologio), era arrivato lo scorso anno a Rovereto con sottobraccio una corposa teca contenente una cinquantina tra disegni, bozzetti e tre dipinti a olio, tutti attribuiti a Baldessari, di cui intendeva farsi firmare l’autentica da un esperto, Maurizio Scudiero. Il quale, pur perplesso per il fatto che le opere non sono accompagnate dalla documentazione, si mette al lavoro e contatta la famiglia Baldessari. Alcuni disegni vengono riconosciuti, altri no. Guarnieri si impegna a consegnare tutta la documentazione relativa alle opere, ma i mesi passano e delle carte non c’è notizia, alimentando i dubbi del critico. Mentre Scudiero è al lavoro, viene contattato dalla Guardia di finanza di Mestre, che sta indagando su un giro di opere d’arte false. Sarebbero coinvolti anche due noti critici esperti dell’arte di Gino Rossi e di Giacomo Balla, un trevigiano e una studiosa romana, che avrebbero firmato diversi expertise, ma con tutta probabilità in buona fede, come Scudiero. Infatti i tre critici non figurano tra gli indagati. Ìnformati dei rischi a cui si esponevano, hanno anzi firmato una denuncia contro ignoti che ora fa parte dell’indagine fatta partire dalla Procura di Rovereto e di cui è titolare il sostituto procuratore Fabrizio de Angelis.

Il fatto è che Faldini, nel suo campo, è un vero maestro. Non solo è in grado di riprodurre lo stile, i colori e persino la pennellata di alcuni dei grandi pittori del Novecento, ma persino di fabbricare le prove documentali della loro “autenticità”. Lavorando con vecchie macchine da scrivere, su carta invecchiata e ingiallita, pennini e inchiostri vecchi, è in grado di compilare documenti accuratissimi. Difficile distinguerli dagli originali. Inoltre Faldini studia a fondo, conosce a menadito la biografia degli artisti che replica con le sue copie. Nel caso di Baldessari, per esempio, viene prodotto in copia un documento di successione testamentaria che proverebbe l’autenticità di alcuni pezzi presenti nella collezione di Carlo Alberto Dondi, gli stessi che Guarnieri e Grossi cercavano di far autenticare. Il problema è però, come verificato dalla Finanza, che la famiglia Dondi dell’Orologio - quella sì, esistente - non ha mai posseduto una collezione d’arte. La provenienza fittizia serviva come giustificazione per immettere sul mercato dell’arte opere mai viste prima. Il gruppo di Faldini era però abbastanza smaliziato da non scegliere firme troppo altisonanti: il falso venduto a maggior prezzo sarebbe un Balla da 70 mila euro, ma di solito gli importi erano molto inferiori. Lavoravano di quantità, diffondendo sul mercato pezzi di artisti “minori” e per questo meno sottoposti al vaglio degli esperti. Oltre ai tre arrestati, sono indagate altre tre persone, tutti collezionisti: L.C., 73 anni di Trento, A.G. 67 anni, e I.S., 56 anni, entrambi di Verona. Secondo la Finanza «non potevano non sapere» di avere a che fare con dei falsi.

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