Sequestrata la villa dell’immobiliarista

Giovane imprenditore di Arco è indagato per aver evaso il fisco per 300 mila euro con una società registrata in Inghilterra



ARCO. Aveva registrato la sua società immobiliare in Inghilterra e pensava che bastasse questo per farla franca con il fisco italiano. Ma non aveva fatto i conti con la Guardia di Finanza della tenenza di Riva del Garda che ha ricostruito minuziosamente il suo giro d’affari e a scovare un’evasione fiscale di 300 mila euro per gli anni 2009 e 2010. Così un giovane immobiliarista di Arco si è visto sequestrare la villetta di famiglia e azioni di società per un totale di 280 mila euro di valore dalle Fiamme gialle a garanzia del debito con il fisco. Il provvedimento è stato chiesto dal pubblico ministero di Rovereto Fabrizio De Angelis e concesso dal gip. Si tratta di un sequestro per equivalente, ovvero dello stesso valore del credito vantato dal fisco nei confronti del giovane imprenditore immobiliare.

Tutto ha inizio nel 2009 quando la società specializzata in locazioni dell’imprenditore arcense affitta immobili per circa 150 mila euro. Lo stesso giro d’affari viene confermato l’anno successivo. Peccato che la società dell’uomo, proprietaria degli immobili, non paghi nemmeno un euro di Ires. La stranezza viene scoperta quando gli uomini della Finanza di Riva incrociano i dati delle società che avevano preso in affitto gli immobili con quelli della società proprietaria. Così è emerso che chi era in affitto scaricava dalle imposte le spese per la locazione, ma lo stesso reddito non veniva denunciato al fisco. Sono subito partiti gli accertamenti. La Finanza ha scoperto che la società dell’immobiliarista non era registrata in Italia, ma in Inghilterra. Forse il giovane imprenditore sperava di sfuggire in questo modo al fisco italiano, ma non sapeva che le tasse vanno pagate nello stato dove si realizza il reddito. Quello di costituire società all’estero per non pagare le tasse in Italia è un vecchio trucco, ma negli ultimi anni ci sono state diverse strette a più riprese. Ora la normativa italiana prevede la tassazione dei redditi ai fini Ires delle quote intestate a soci italiani. In questo caso, la società di diritto inglese era interamente controllata dall’imprenditore di Arco. Per questo, l’uomo è finito sotto inchiesta per evasione fiscale. In tutto, avrebbe nascosto al fisco 300 mila euro di presunta evasione fiscale, al di sopra delle soglie per la rilevanza penale.

Per questo l’uomo è stato iscritto nel registrato degli indagati dalla Procura di Rovereto. Ma questo non è stato l’unico ostacolo da superare. Infatti, al momento di procedere al sequestro per equivalente a garanzia del credito del fisco, la Finanza ha trovato che sui beni dell’imprenditore, una villetta con garage ad Arco, era stato iscritto un fondo patrimoniale. Si tratta di uno strumento tipico di protezione dei beni che si stipula con un atto davanti a un notaio. Con questo atto si dichiara che un determinato bene serve al mantenimento e al sostentamento della famiglia. In questo modo, i beni in questione vengono protetti e non sono aggredibili dai creditori. La Procura e la Guardia di Finanza di Riva, però, hanno dimostrato che la protezione del fondo patrimoniale è valida soltanto ai fini civilistici, cioè solo in caso di contenziosi con creditori o con lo Stato. Ma questo tipo di tutela non vale quando ci sono di mezzo dei reati. Così ieri la Finanza ha iscritto al Tavolare il sequestro sulla villetta dell’imprenditore, oltre ad avergli sequestro quote di società.

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