Separazione, dramma dei piccoli

L'esperienza trentina dei Gruppi di parola contro la paura di non essere amati


Giuliano Lott


TRENTO. «Perchè vi siete separati?», «A chi devo volere bene adesso?», «Perchè mamma e papà non si vogliono più bene?». Le domande che affollano la mente dei figli di una coppia separata sono tante, ma quasi sempre rimangono inespresse. Una ricerca condotta dalle mediatrici familiari dei Gruppi di parola illustra un mondo fatto di insicurezze, paure, delusioni e tristezza.
Il lavoro di ricerca è stato condotto a Milano, Trento e Treviso su un campione di venti gruppi di bambini tra i 6 e i 12 anni analizzato nell'arco di un paio d'anni (2007-9).
Attraverso un breve percorso condotto dalle mediatrici famigliari, al quale partecipavano anche i genitori, i bambini si sono dimostrati tutt'altro che passivi nelle dinamiche di coppia che hanno riguardato i loro genitori. Una volta stabilito un rapporto di fiducia nel Gruppo di parola, le mediatrici - tra cui la trentina Carmen Cenere - hanno coinvolto i bambini in una serie di quattro incontri nei quali, attraverso tecniche ludiche e confronti giocosi, i piccoli rivelavano le proprie angoscie, il disagio emotivo che hanno provato - e provano - nel difficile processo di separazione. Un evento che spesso si rivela un'esperienza scioccante per gli adulti, cioè per i genitori stessi. E che i bambini, meno attrezzati per gestire le emozioni, possono finire per subire tenendosi tutto dentro e mettendo in crisi, per prima cosa, la propria autostima.
I genitori spesso sottovalutano la capacità di analisi dei propri figli e tendono a sottacere quegli aspetti del rapporto con l'ex partner (cioè il padre o la madre del bambino) che ritengono "non adatti" alla comprensione dei più piccoli. Tra gli adulti è dunque piuttosto diffusa la pratica del silenzio ritenuto, a torto, un efficace sistema di sopravvivenza al rovescio coniugale (o paraconiugale, perchè si separano anche le famiglie "di fatto"). Tra le principali motivazioni, il timore che i figli "mettano in piazza" i segreti di famiglia. Intanto però i bambini chiedono chiarezza, vogliono trasparenza e spesso non capiscono le dinamiche del "nuovo" rapporto tra mamma e papà. Ma sopra ogni cosa desiderano continuare ad essere amati come figli. Da entrambi i genitori. E quando sentono frustrate queste esigenze si persuadono di avere delle responsabilità, si fanno carico di colpe che in realtà non hanno, covando insicurezze che possono diventare esplosive nell'età adulta.
Il contesto culturale italiano, spiegano le ricercatrici, non è molto favorevole: «Siamo un popolo poco abituato a condividere le esperienza dolorose e mettere in comune pensieri e vissuti difficili della vita famigliare, solo recentemente ci stiamo convertendo alla mutualità dell'aiuto, al sostegno reciproco» si legge nelle conclusioni del progetto, curato da Costanza Marzotto e pubblicato da Vita e Pensiero.
I figli, dal canto loro, stentano a raccontare le proprie emozioni. Soprattutto ai genitori, ma anche nell'ambiente scolastico. Malgrado la casistica delle separazioni sia in maniera indiscutibile più frequente oggi che in passato, prevale un senso di vergogna, un pudore che si scioglie in modo esemplare nei Gruppi di parola, dove i bambini si sentono tra "simili" e iniziano finalmente a racontarsi senza riserve.
Una delle tecniche utilizzate nei Gruppi di parola è la "lettera", una vera e propria lettera composta dai bambnini, che sommano le loro domande, le perplessità comuni a chi condivide la sorte di "figlio di genitori separati" in una missiva che poi viene letta davanti ai genitori. Tocca ai genitori, dunque, rispondere. E con le stesse modalità del gruppo.
Perchè un papà o una mamma, anche se separati, continuano a svolgere un ruolo fondamentale per i propri figli, i quali hanno il bisogno di sentirsi importanti per poter parlare coni genitori dei propri sentimenti.
Certo, il campione scelto appartiene a famiglie che hanno già coscienza del problema, abbastanza da essersi rivolti ai mediatori famigliari dopo la separazione. Ma è rappresentativo di un fenomeno in costante crescita.

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