Senato, c'è l'accordo: il Patt a Trento, il Pd in Valsugana

Pd, Patt e Upt assieme al Senato dopo una trattativa infinita Nicoletti: il collegio Valsugana? Erano gli altri a non volerlo


di Paolo Morando


TRENTO. Atmosfera distesa e larghi sorrisi: la tensione di una trattativa interminabile e a tratti sconcertante ora lascia spazio alla soddisfazione. E a dichiarazioni vogliosamente unitarie. Fino a quando il segretario del Pd Michele Nicoletti, a proposito di Giorgio Tonini schierato in Valsugana, dopo aver parlato di «investimento sul territorio», della volontà di testimoniare «che non è un collegio residuale», che per la sinistra «non è affatto una sorta di colonia penale come ho quasi letto sui giornali», finalmente non trattiene una mezza risata. E la butta lì: «E poi, insomma, erano gli altri che non volevano andarci...».

Il nocciolo della questione, in effetti, è tutto qui. E così va letto l’accordo finalmente raggiunto l’altra notte tra Pd, Patt e Upt sul collegi senatoriali, che vedranno appunto correre il segretario autonomista Franco Panizza a Trento (e val di Non), il sindaco di Dro Vittorio Fravezzi a Rovereto (e Busa) in quota Upt e appunto il senatore uscente Tonini in Valsugana, il collegio mai vinto finora dalle coalizioni di centrosinistra. Un accordo, sottolinea Nicoletti, che nasce prima di tutto per opporsi a un centrodestra che i sondaggi vedono in risalita, «un atto di dovere contro i populismi e il malgoverno». Ma anche un’alleanza chiesta a gran voce, a livello locale, dagli amministratori di Comuni e Comunità di valle. «A rompere si fa in fretta, per le intese serve tempo», si giustifica il segretario del Pd di fronte alle critiche per i tempi della trattativa. Spalleggiato dal segretario del Patt Franco Panizza, latore della soddisfazione della Svp. E dalla segretaria dell’Upt Flavia Fontana, felice per la «pari dignità» ottenuta dal suo partito al tavolo del confronto. Fino a spingersi a dire, un po’ in contraddizione con Dellai, che «ben venga che se dopo il voto vi saranno le condizioni per un’alleanza analoga a questa anche a livello nazionale, per migliorare ciò che ha realizzato fin qui il governo tecnico di Monti». «L’equilibrio raggiunto ripaga però ampiamente il tempo perso, anzi impiegato - chiude Nicoletti - pensate che cosa sarebbe avvenuto se non avessimo raggiunto l’intesa: la divisione ci ha sempre portato alla sconfitta, sarebbe stata una scelta irresponsabile». E pazienza per le candidature di genere che, ammette il segretario del Pd, «purtroppo non siamo riusciti a onorare». Senza dimenticare che, sul fronte centrodestra, non è che poi abbiamo impiegato meno tempo per definire le candidature.

L’accordo poggia su un documento sottoscritto dai tre partiti e dai tre candidati. Che oltre a ribadire l’impegno per i diritti delle minoranze e per il «protagonismo responsabile dei territori» in un quadro europeo, parla di consolidamento dell’alleanza «anche alle elezioni provinciali dell’autunno 2013» e di sostegno leale «degli impegni presi nelle numerose amministrazioni locali governate dalla coalizione. Ma è un’altra la parte che qui conta: quella secondo cui «i candidati nei collegi senatoriali si impegnano a sostenere lealmente e per tutta la legislatura una maggioranza parlamentare e di governo di centro-sinistra (e qui il trattino non è affatto casuale, ndr), e comunque coerente con il progetto politico culturale del centrosinistra tinomista, e alternativo al centrodestra, alla Lega e ai populismi». Formuletta magica elaborata da Giorgio Lunelli dell’Upt mutuando dichiarazioni dello stesso leader del Pd (e candidato premier) Bersani.

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