salute

Scuola vietata ai bambini non vaccinati

Il piano presentato alle Regioni prevede nuovi vaccini e costi maggiori. L’assessore provinciale Zeni: «Si passa da 3 a 5 milioni di euro»


di Sandra Mattei


TRENTO. Il piano vaccini presentato ieri alle Regioni dal ministero della salute e istituto superiore di sanità potrebbe vietare l’ingresso a scuola dei bambini non vaccinati. L’incontro a Roma non ha dato un via libera definitivo, subordinato ad un tavolo di lavoro, anche se i governatori hanno dato la loro adesione di massima. Il piano vaccini ha l’obiettivo di migliorare la copertura delle vaccinazioni visto che in tutte le regioni italiane la soglia è scesa sotto il 95 per cento, che è quella che garantisce una sicurezza contro le malattie infettive.

Restano però alcuni nodi da chiarire. Si tratta di stabilire quali siano i provvedimenti più urgenti da attivare ed i tempi di applicazione. Tra questi punti, nel piano che sarà in vigore dal 2016 al 2018, è inserita l’ipotesi di vietare la scuola a chi non sarà in possesso della certificazione dell’avvenuta vaccinazione. Previste anche sanzioni per i medici che non applichino le pratiche previste, anche se non sembra che questa sia una questione che appassiona le Regioni, che chiedono di discuterne negli organismi professionali. L’aspetto che preoccupa di più gli enti locali è quello economico. Il piano vaccini costa 300 milioni e si tratta di stabilire quanti ne metterà lo Stato e quanti se ne dovranno accollare le Regioni. Per questo il ministero economia e finanza ha chiesto un rinvio per approfondire la questione ad un prossimo incontro tra Stato e Regioni.

L’assessore alla sanità della Provincia di Trento, Luca Zeni, riferisce: «L’intenzione del governo è quella di dare dei fondi alle Regioni ordinarie, mentre quelle speciali se lo devono pagare. È stato il governatore della Sardegna, a nome delle regioni e province speciali, a chiedere la compartecipazione al fondo e di centralizzare gli acquisti». L’assessore alla sanità quantifica la spesa prevista: «Oggi spendiamo 3 milioni per i vaccini, e con il nuovo piano ne dovremo spendere altri due». In attesa di sapere quali decisioni prenderà il tavolo di lavoro in merito alla spesa, vediamo di capire quali novità tecniche prevede il piano. Valter Carraro, direttore dell’unità operativa Igiene e sanità pubblica, spiega che il documento stabilisce il calendario delle vaccinazioni e quali siano le obbligatorie. «Le novità introdotte dal piano in discussione - aggiunge il dottor Carraro - è l’introduzione di nuovi vaccini. I più importanti sono quello contro la meningite B e quello contro il papilloma virus umano (Hpv), che causa il tumore al collo dell’utero. Mentre infatti per gli altri tipi di meningite, sono già previsti l’antimeningococco C e il vaccino Acwy, non c’era ancora l’obbligo per il tipo C. Così come un’importante novità è la vaccinazione delle donne entro gli 11 anni per prevenire il tumore al collo dell’utero, che è da ricondurre nella stragrande maggioranza dei casi ad infezioni da Hpv. Per questo si procederà alla vaccinazione anche dei maschi, per prevenire la diffusione che avviene per via sessuale. Prevista anche la vaccinazione per i soggetti sopra i 65 anni per prevenire l’Herpes Zoster, conosciuto come “Fuoco di Sant’Antonio”, del quale è responsabile lo stesso virus della varicella».

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