Scontri a Roma, c'è uno studente trentino tra i fermati, dieci feriti

C'è anche uno studente trentino, Federico Serra (nella foto), 19 anni, fra i 41 fermati a Roma nel corso degli scontri di martedì



TRENTO. Una decina di ragazzi contusi, uno fermato in questura a Roma, alcuni sotto shock, ma fortunatamente nessun ferito grave. La violenta giornata di scontri nella capitale ha coinvolto anche i trentini scesi in piazza per protestare contro il governo Berlusconi. Due i pullman da Trento, con un centinaio di persone in gran parte del centro sociale Bruno, di Sociologia occupata e della Filcams.

«Abbiamo cercato di forzare la zona rossa per arrivare sotto Montecitorio e la polizia ha caricato», racconta uno studente di Sociologia che era a Roma. Quando si è diffusa la notizia che, per appena tre voti, Berlusconi aveva ottenuto la fiducia anche alla Camera, la piazza è diventata incandescente.

Il corteo si è diretto verso la zona rossa, con l’obiettivo di forzarla ed arrivare sotto Montecitorio. In piazza del Popolo la polizia ha caricato i manifestanti, che si sono divisi in tanti piccoli gruppi. Alcuni dei cento trentini arrivati a Roma in mattinata, soprattutto studenti universitari, ma anche giovani degli istituti superiori, si sono “ritirati”, spaventati, altri hanno cercato di violare comunque i punti presidiati dalla polizia. C’è stato qualche momento di scontro con le forze dell’ordine e cinque ragazzi trentini sono rimasti contusi, con ferite lievi. «Scappando dalle manganellate - continua lo studente di Sociologia - qualcuno è caduto a terra e si è procurato botte e ferite.

Fortunatamente nulla di grave». Un altro giovane, Federico Serra, 19 anni, studente al liceo Da Vinci, è stato fermato durante i tafferugli e portato in questura per essere identificato. Il ragazzo è figlio del consigliere comunale del Pd, Paolo Serra: sembra che quando il gruppo di trentini stava rientrando verso i pullman, si sia trovato di fronte ad un blocco delle forze dell’ordine e mentre gli altri sono riusciti a scappare, lui si sia bloccato, forse colto dal panico, e la polizia lo abbia fermato. Sicuramente non si tratta di un violento, dice chi lo conosce.

«Ci ha mandato un messaggio per dirci che sta bene: è questo l’importante», dice Stefano Bleggi di Bruno. «Spero che non ci siano accuse nei suoi confronti: è un ragazzo tranquillo. Come tutti noi si è trovato in mezzo alla calca quando ci sono state le cariche, alcune delle quali molto violente». Un altro attivisita di Bruno è rimasto a Roma per seguire la vicenda, affidata ad un avvocato del “legal team” della manifestazione.

Le immagini televisive hanno riportato la memoria al G8 di Genova, dove perse addirittura la vita un manifestante, Carlo Giuliani. «Per fortuna - riprende il giovane studente trentino - non siamo arrivati a quei livelli, ma certamente le forze dell’ordine hanno usato la violenza contro dei ragazzi che stavano semplicemente esprimendo il loro dissenso contro un governo che sta distruggendo la scuola e l’università».

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