Sangue, battaglia sulle donazioni

Lega Pasi Battisti contro la Provincia: «Assuma, invece che usare personale medico dell’Avis»


di Luca Marognoli


TRENTO. Scoppia la polemica nel mondo della donazione del sangue in Trentino. La Lega Pasi Battisti va all’attacco dell’Azienda sanitaria, accusandola di non assumere personale medico interno ma di avvalersi, tramite una convenzione, di quello fornito dall’Avis. Non solo: nel mirino c’è anche una presunta preferenza che la Banca del sangue manifesterebbe per il sangue intero, rispetto alla plasmaferesi, condizionando - secondo la Lega - i donatori in maniera indebita e scompaginando l’organizzazione degli appuntamenti per le donazioni.

Tutti gli addebiti “imputati” dal presidente della Lega, Enrico Paissan, sono contenuti in una lettera inviata al direttore del Centro trasfusionale, Fabio Cristallo, e per conoscenza al direttore generale dell’Azienda sanitaria Luciano Flor e all’assessora Donata Borgonovo Re. «La nostra associazione - scrive Paissan - è fortemente preoccupata per il perdurare di una situazione che vede la struttura centrale soffrire da tempo di una difficoltà relativa all'organico degli operatori sanitari. A nostro avviso, non è più tollerabile che in un comparto come questo, dal quale dipendono in effetti settori importanti della struttura ospedaliera, si continui a procedere ormai da tempo "a vista", vale  a dire con soluzioni tampone: è ormai tempo che l'azienda provveda direttamente in prima persona a superare i deficit in termini di personale medico attraverso assunzioni dirette del personale necessario». A questo proposito viene evidenziato come «appaia francamente poco sostenibile una politica che vede la dimensione pubblica (Apss) che si convenziona con una associazione di donatori - nel caso l’Avis - per fruire di prestazioni mediche quasi si trattasse di un rapporto con una agenzia di lavoro interinale». Una riserva, questa - viene aggiunto - che sarebbe stata formulata «dal dirigente nazionale dell’Avis Renato Mattivi nell’ultima riunione della Commissione Tecnica provinciale per i servizi trasfusionali» il 25 novembre scorso.

Da noi contattato, Paissan spiega che «la sottolineatura critica non è rivolta ad Avis, ma all'Azienda». «La cosa incredibile è che reparti come la cardiochiurgia e l’oncologia medica, per i quali il sangue è essenziale, si debbano avvalere del personale di un soggetto terzo. È una modalità assolutamente impropria: l'Apss deve dotarsi di un proprio organico stabile, invece che ricorrere a convenzioni che, per di più, scadono ogni sei mesi».

Quanto alle donazioni per aferesi - continua Paissan - «noi le programmiamo di settimana in settimana, ma capita che il giorno stesso ci venga comunicano che quella programmata non si fa. C’è una spinta a donare il sangue intero, ma al donatore deve essere garantita la libertà di scelta. Non si considera inoltre che di aferesi se ne possono fare in numero maggiore».

Nella lettera Paissan afferma che questo modo di interferire influenza negativamente il rapporto tra associazione e donatori: «Nel mese di dicembre si è verificato un sensibile calo di donazioni proprio in dipendenza dei disguidi organizzativi richiamati».

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