San Romedio, l’orso è già arrivato

Il plantigrado ha fatto la sua comparsa nel giardino del santuario con un giorno d’anticipo rispetto al previsto


di Giacomo Eccher


CLES. Nella serata di ieri è arrivato l'orso a San Romedio. Il plantigrado, accompagnato dal veterinario capo del Parco d'Abruzzo, dottor Leonardo Gentile, è stato 'liberato' poco dopo le ore 20 dalla gabbia di acciaio (peso a vuoto oltre 7 quintali) utilizzata per il trasporto dell'animale da Pescasseroli fino al Trentino. Un viaggio che sul finale si allungato di oltre un'ora causa una autoarticolato in panne nel centro di Sanzeno, in un posto dove il furgone il carrello che trasportava l'animale non poteva passare. Ad attendere l'orso nel piazzale sotto l'eremo c'era la gru dei Vigili del Fuoco che ha trasbordato la pesante gabbia con l'orso dal carrello al camion che l'ha quindi portata sul piazzale dell'eremo illuminato dalle fotoelettriche. Da qui la gabbia è stata lentamente calata nel recinto e dopo un'ultima verifica dello stato dell'animale (perfettamente sveglio), è stata aperta la grata. L'orso è uscito quasi subito curiosando un attimo e dopo ha tuffato il muso nella neve, ancora abbondante nel recinto. Ritirata la gabbia, l'animale è rimasto al buio nella sua nuova dimora e stamattinata verrà controllato un’altra volta dal personale del Parco Nazionale D'Abruzzo. Per il ritorno dell'orso a San Romedio (atteso per oggi, data poi anticipata per evitare troppi curiosi) era tutto pronto da giorni, comprese una serie di prove di carico per l'autogrù. Tra i presenti all'arrivo dell'animale nel recinto c'era tra gli altri Fausto Job, il custode forestale di Coredo che è incaricato di portare i pasti forniti, secondo una dieta preparata dai veterinari, dalla ditta Gilberto Springhetti, di Cavareno. Ad assistere all'evento c'erano il sindaco di Coredo, Paolo Forno, due frati della comunità di Sanzeno, e il presidente della Comunità valle di Non, Sergio Menapace. Con lui anche gli assessori Lorenzo Ossanna e soprattutto Ivan Battan, che ha curato, con determinazione e tanta pazienza, la complessa trattativa per portare il plantigrado in Trentino. L'orso prima di partire ad Pescasseroli era stato pesato (310 kg, il responso della bilancia) e quindi dichiarato idoneo ad affrontare il viaggio di 750 km lungo lo stivale nello speciale contenitore di una ditta di Roma specializzata nel trasporto animali di grassa taglia: la gabbia infatti era omologata per il trasporto degli ippopotami. Con il ritorno dell'orso a San Romedio si è chiusa una interminabile vicenda, proseguita tra le proteste degli animalisti e le raccolte di firme dei favorevoli alla presenza del plantigrado al santuario, presenza che rientra nell'iconografia leggendaria del luogo anche se qui l'orso per la prima volta è arrivato nel 1958 donato dal barone Giacono Gallarati Scotti, che l'aveva prelevato da un circo dove si esibiva come ciclista (da qui il nomignolo di Charlie, in ricordo del campione lussemburghese Gaul) Nomignolo rimasto anche ai successori.













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