Rossi-Tonini, prove d’intesa con Raffaelli

L’ex sottosegretario al centrosinistra: «Se mi chiamano, ci sono» L’assessore: «Uniti su innovazione, lingue straniere e no a Metroland»


di Chiara Bert


TRENTO. Gianni Bonvicini, insieme a Mario Raffaelli la mente del documento «Trentino 33», lo ribadisce a inizio incontro: «Questo non è un manifesto elettorale in vista delle provinciali di ottobre, né un manifesto di una parte politica. Tra chi lo ha sottoscritto potranno esserci candidati, ma noi non saremo l’ennesima lista civica». Il gruppo di riflessione che ha messo insieme un po’ di intellighenzia trentina, ex politici e società civile, (tra i firmatari Claudio Bortolotti, Marco Dalla Fior, Marcello Carli, Aldo Duca, Paolo Farinati, Paolo Foradori, Enzo Passaro, Carlo Stefenelli e Oliviero Stock) non si trasformerà in un partito, ma tra i suoi componenti c’è chi non fa mistero di ambire ad un ruolo in Provincia. A cominciare da Mario Raffaelli, l’ex sottosegretario socialista che ieri ha confermato di «essere a disposizione», espressione molto in voga a ridosso delle elezioni, se dal centrosinistra - che considera il suo campo di appartenenza - qualcuno lo chiamasse. Che sia una chiamata da candidato alla presidenza, se la coalizione decidesse di affidarsi a un «papa nero» per uscire dal muro contro muro degli attuali candidati in campo, piuttosto che un posto in lista o una chiamata, post-elezioni, da tecnico esterno. Ma in pista, area Upt, potrebbero esserci anche l’ex Udc Marcello Carli e Enzo Passaro, entrambi esponenti di Italia Futura, così come l’ex dirigente provinciale Claudio Bortolotti (già candidato sindaco di Trento) e l’ex sindaco di Levico Carlo Stefenelli, Pd. Si chiama fuori da un impegno diretto in politica invece Gianni Bonvicini, il vicepresidente dell’Istituto Affari internazionali che preferisce continuare con il suo mestiere di studioso.

Ma di candidature non si è parlato ieri mattina all’Hotel Trento, alla presentazione pubblica del manifesto per il Trentino dei prossimi vent’anni. Il confronto è stato tutto sui contenuti, «la dimostrazione che si può fare», commenta a fine incontro un soddisfatto Raffaelli, «anzi, direi che è stata la prima vera occasione per parlarsi tra esponenti di partiti diversi. La politica dovrebbe essere questo, del resto anche all’interno del nostro gruppo ci sono sensibilità e tradizioni diverse, su alcuni punti del documento abbiamo trovato una mediazione».

In sala, tra gli invitati, spiccano due candidati alla presidenza del centrosinistra, gli assessori provinciali Alessandro Olivi (Pd) e Ugo Rossi (Patt). Il primo si ferma un’oretta e poi scappa, attirandosi qualche commento tagliente dei promotori. Ugo Rossi invece resta fino alla fine e approfitta della platea per un discorso tutto politico. Loda il manifesto «Trentino 33», «un lavoro di assoluta qualità», ammette il momento di difficoltà dei partiti, «compreso il mio che si porta dietro un fardello di incrostazioni», poi elenca i punti di contatto: il no a Metroland («Io l’o dissi già nel 2008, e in questa legislatura ho cercato di vigilare, perchè non ci sono le condizioni per realizzare questo progetto»); un «piano Marshall» per le lingue straniere, «dobbiamo darci un obiettivo di 5-10 anni perché oggi chi nasce a Egna è in netto vantaggio su chi nasce a Mezzocorona»; poi il ruolo della Regione, «che dev’essere più contenuto e meno scatola». Infine il grande tema dell’ innovazione, «che è scomoda, pensate cosa vuol dire chiudere la chirurgia di emergenza a Borgo, o fare il bando del Not con il project financing». Confessa le perplessità sui grandi progetti, Mart, Muse e Protonterapia, «ma non fermiamoci ai dubbi - incalza - si dovrà lavorare su scala più ampia». Auspica un passo indietro della Pubblica amministazione, «il piano per l’imprenditorialità giovanile non può essere affidato a un dipendente pubblico», ma per farlo «le parti sociali devono fare un passo avanti».

Prima di Rossi era stato il senatore Giorgio Tonini, l’ala riformista del Pd, a sancire le prove d’intesa con Raffaelli&co: «Il riformismo ha bisogno di un orizzonte di lungo periodo perché solo così si tengono insieme cambiamento e consenso». Quanto alla prossima legislatura provinciale, «la sfida sarà quella di rendere il settore pubblico più produttivo».

Voce della società civile quella dell’ex presidente di Confindustria Ilaria Vescovi, un altro nome il suo che periodicamente torna alla ribalta tra i possibili candidati alle provinciali. Che prima bacchetta i promotori del manifesto, «poche donne (nessuna, ndr) nel vostro gruppo di lavoro», e poi, pur parlando di un «documento di grande visione», avverte: «Per le imprese però non c’è più tempo, non so se tra vent’anni, l’orizzonte che avete indicato, saremo ancora qui. Serve un cambiamento culturale velocissimo, capire che è l’impresa che genera valore e risorse, e per questo andrebbe coccolata». «Oggi occorre darsi delle priorità. E chiunque governerà il Trentino mi auguro lo faccia con una grande unione d’intenti, le divisioni non aiutano».

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