il caso

Rossi ai sindaci: basta bugie sugli alloggi

Metà Comuni dichiarano di non avere spazi per i migranti: «Dai controlli risulta il contrario. Comodo chiamarsi fuori»


di Gianpaolo Tessari


TRENTO. Convocazione in Provincia in arrivo per i sindaci che non hanno fatto il proprio dovere nel cercare appartamenti per i profughi: «Non è pensabile che ci siano dei Comuni con lo zero nella casella del numero dei rifugiati. Ci hanno detto di non avere spazi a disposizione, nessun appartamento, ma dalle nostre verifiche si è visto che questo non è vero. Ora la loro situazione, dovrà essere messa in pari con quella delle comunità che si sono mosse con senso di responsabilità» tuona il presidente della giunta Ugo Rossi.

Il governatore interviene all’indomani della notizia che metà dei sindaci ha, sino ad oggi, fatto orecchie da mercante sul problema degli sbarchi e sulla necessità istituzionale di accoglierli.

Rossi interviene mentre da Roma, dal ministero dell’Interno, starebbero per arrivare notizie sulla fisionomia e sulla gestione del Cie regionale (Centro identificazione ed espulsioni, ora Cpr) che secondo alcuni dovrebbe trovare posto a Roverè della Luna.

Presidente Rossi sulla questione profughi c’è stato un impegno disomogeneo...

«Non c’è dubbio. Trento e Rovereto la loro parte l’hanno fatta, anche perché ci sono strutture di primo livello. Una realtà che mi piace citare è quella di Pergine, con un sindaco che si è dato molto da fare. Ma è necessario che tutti contribuiscano: ci sono 100 comuni che ci hanno comunicato di non avere alcuna disponibilità di appartamenti per accogliere dei profughi. E invece sappiamo per certo che non è la verità. Quindi il mio ultimo appello è quello di non costringerci a fare tutto noi... Salvo poi lamentarsi di sentirsi scavalcati».

Serve un cambio di passo, insomma.

«Ora abbiamo 570 rifugiati negli appartamenti ed è già un buon risultato ma quelle caselle con lo zero non sono tollerabili. Adesso debbono impegnarsi anche i comuni che non hanno lavorato. Sul tema, in qualche zona, si è fatto demagogia. Si raccologono firme, quattro firme sperando in quattro voti . Ma questo non è governare è un atteggiamento molto più comodo».

In realtà grandi problemi con i profughi nelle valli non ci pare ci siano stati. O no?

«Infatti. Mi pare che le problematiche legate alla sicurezza, semmai, siano altre. Penso, per fare un esempio, ai furti negli appartamenti. Anche a Fondo, in valle di Non, dove ci sono stati 70 rifugiati in una struttura alberghiera, ho ricordo di un solo litigio. Sottolineo ancora una volta, a proposito di demagogia, che le spese per l’accoglienza non sono a carico della Provincia ma dello Stato. Ci preoccupiamo, questo sì, che la distribuzione nelle varie regioni italiane sia equa».

E dai vostri controlli lo è?

«Sì. E vedo anche che dove ci sono slogan “Fuori tutti, noi non li vogliamo” in realtà ci sono poi più profughi che nelle altre parti, mi riferisco a Lombardia e Veneto, le verdissime regioni della Lega. Non per dire che noi siamo meglio di qualcuno altro ma per fare capire che queste emergenze vanno gestite. Punto».

I tempi di gestione dei profughi sembrano essere diventati più lunghi.

«Questo è il vero tema. Una volta con le frontiere, diciamo così, meno controllate queste persone rimanevano qui per meno tempo,scegliendo di recarsi nel Nord Europa. Ora tutto è più difficile. Il Cie? Noi abbiano scritto al ministro chiedendi che ci spieghi quali debbano essere le caratteristiche della struttura. Ma anche chi paga la custodia, eccetera».













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