Rossi a Borgonovo «Intervento anomalo Più rispetto dei ruoli»

Sul futuro della LaVis: «Strada imboccata, tornerà una cantina sociale. Vigileremo sul piano di risanamento»



TRENTO. «No, con l’assessore Borgonovo Re non ci siamo sentiti, ognuno è stato piuttosto preso». Ugo Rossi il giorno dopo il braccio di ferro in giunta e lo scontro pubblico con la sua assessora alla salute, non fa marcia indietro. Quell’intervento dell’assessora in chiusura di conferenza stampa sul caso LaVis proprio non gli è andato giù, e lo ripete: «Quello che è successo non mi è parso usuale. È normale che ci sia un dibattito in giunta, ma una volta che si assume insieme una decisione poi non si riapre un altro dibattito, altrimenti la gente fatica a capire. Rivendicare ci sta, ma la comunicazione dev’essere univoca. Rilevo la differenza di stile con il vicepresidente Olivi. Ci sono dei ruoli che vanno rispettati, c’era un assessore all’agricoltura, che pure aveva dato un forte contributo alla delibera, che ha lasciato che fossero altri ad esprimersi». E alla segretaria Pd Giulia Robol risponde a distanza: «Gli stimoli vanno bene, ma nel rispetto dei ruoli e delle regole».

Il day after non fa passi indietro neanche Donata Borgonovo Re: «No, avrei voluto ma oggi non ho sentito Rossi, è stata una giornata senza respiro». «Abbiamo già avuto momenti di confronto, so che è una persona che non porta rancore. Razionalizzeremo, al di là del suo gesto stizzoso. Credo abbia capito anche lui che c’era un problema politico». «Il Pd era da tre giorni sui giornali con richieste di riflessione sulle delibere di giunta - prosegue l’assessora - era necessario spiegare la mediazione faticosa che avevamo trovato sulla LaVis, considerato anche il pregresso pesante della vicenda, mediazione in cui il Pd ha avuto un ruolo importante. Non voglio certo invadere campi che non sono miei, ma era giusto farlo in un luogo pubblico, davanti ai colleghi di giunta».

Nel merito della delibera Rossi rivendica «una discussione approfondita in giunta, che ha prodotto una decisione che offre tutte le possibilità di accompagnare un piano di risanamento della cantina LaVis con tutte le garanzie per l’ente pubblico». Non indietreggia sull’operazione leaseback e quegli 8 milioni di euro messi sul piatto per il salvataggio: «Ci sono 1200 soci, 150 dipendenti, c’è un gruppo che è ritornato a crescere in termini di fatturato e oggi ha una prospettiva industriale. C’è infine un sistema cooperativo che ci ha chiesto questo intervento, e un’istruttoria che coinvolge anche i creditori e mette al riparo da rischi. Mi auguro dia un esito positivo». Sulla forte esposizione debitoria della cantina, Rossi spiega: «È chiaro che c’è questo peso, ma l’esposizione può essere riportata alla fisiologia evitando di gravare sui soci e sulla redditività industriale. Saremo vigili sul processo di risanamento e proprio per questo abbiamo rafforzato la delibera e sull’esito dell’istruttoria si esprimerà la giunta». E sul futuro della LaVis il presidente non ha dubbi: «La strada di creare un terzo polo del vino percorsa dalla passata dirigenza si è rivelata perdente, ora c’è la necessità di riposizionarsi. LaVis lo sta facendo da tempo, per collocarsi in un mercato a metà tra la grande e la piccola produzione, recuperando la caratteristica di cantina sociale con una vocazione di qualità. Se così non fosse non ci sarebbe nemmeno l’assenso del sistema cooperativo all’operazione».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano