Rogo alla Pisoni, due milioni di danni 

Lo storico titolare Oreste: «Ho sentito odore di fumo, ma è stato il vento ad alimentare le fiamme. È un disastro»


di Luca Petermaier


SARCHE. L’odore pungente di bruciato ti entra nelle narici da centinaia di metri di distanza. Sono passate quasi otto ore da quando l’incendio che ha distrutto il capannone della “Pisoni” alla rotatoria di Sarche è stato domato, ma dall’interno si levano ancora piccole colonne di fumo che i pompieri tengono sotto controllo. Il tetto è collassato su se stesso, sciolto dal calore. Gli 800 metri quadrati di deposito e officina per mezzi agricoli sono da radere al suolo. Oreste Pisoni, il fondatore dell’azienda, osserva la scena e poi si lascia andare sconsolato: «Un disastro».

Sì, un vero disastro per un’azienda che – per dirla con le parole del sindaco di Madruzzo Michele Bortoli - «è un’istituzione per questa comunità, un riferimento attorno al quale Sarche è cresciuta e si è sviluppata». Ma Oreste Pisoni è uomo d’altri tempi, abituato al lavoro e al sacrificio. A non dare mai nulla per scontato. Ed è sospinto da una tale forza che - con l’aiuto di famigliari e collaboratori - ora è già pronto a gestire l’emergenza, ad accogliere i periti, a coordinare i vigili del fuoco. È già pronto a ripartire.

È stato lui a chiamare i soccorsi, giovedì poco prima delle 22.30, quando – da casa sua – ha sentito odore di bruciato: «Mi sono affacciato alla finestra – racconta – e ho visto le fiamme. Erano già alte e poi è arrivato quel maledetto ventaccio che le ha rese indomabili».

L’incendio ha ingoiato il deposito e l’officina, mangiandosi il tetto, indebolendo i muri e riducendo a pezzi di metallo anneriti gli oltre cinquanta mezzi custoditi all’interno e i pezzi di ricambio. Tutto materiale altamente infiammabile che ha trasformato il capannone in una palla di fuoco. I trenta pompieri accorsi da Calavino, Lasino e Trento hanno impiegato quasi cinque ore per mettere in sicurezza la zona che ora è interdetta per ordine del sindaco. Il vice comandante di Calavino, Dario Bernardi, dopo una notte durissima ricorda le fasi concitate dell’intervento: «Il calore interno era tale che ha persino deformato le pareti oltre ad aver distrutto il tetto. Temo non si sia salvato niente».

Sembra che la scintilla che ha innescato il rogo sia partita dal converter dell’impianto fotovoltaico che si trova all’esterno del deposito. Piccoli pannelli ora anneriti dal fumo che i periti dovranno esaminare. Quantificare con esattezza un danno adesso è difficile, si parla di circa due milioni di euro tra struttura da buttare giù e mezzi distrutti (tutti assicurati). Il capannone era stato costruito una decina di anni fa nella parte posteriore del negozio e degli uffici che, per fortuna, non sembrano aver subito danni strutturali e davanti ai quali – ieri mattina – si sono radunati parenti e amici per manifestare solidarietà ai Pisoni, una dinastia qui a Sarche. E infatti, tra i primi ad accorrere la notte del rogo, c’era il sindaco di Madruzzo Michele Bortoli e con lui i tecnici comunali e l’assessore alla protezione civile: «In questa fase, come amministrazione, non possiamo fare molto se non manifestare tutta la nostra vicinanza a Oreste e alla sua famiglia. In una fase successiva, poi, da parte nostra ci sarà tutta la disponibilità ad accelerare le pratiche per consentire all’azienda di ritornare operativa il prima possibile».













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