il caso

Renzi taglia: patronati a rischio chiusura

In Trentino 200 mila pratiche all’anno. L’allarme di Acli, Cgil, Cisl e Uil: «Con 150 milioni in meno siamo in ginocchio»


di Chiara Bert


TRENTO. I tagli del governo - 150 milioni per il 2015 nella legge di stabilità, a cui si somma la riduzione del 35% dell’aliquota previdenziale destinata ad alimentare il fondo - mettono in serio pericolo l’attività dei patronati. Se la legge non cambierà, sarà inevitabile una riduzione nell’ordine del 15-20%: si taglierà a partire alla presenza nei Comuni più periferici, per poi ridurre la presenza e gli orari nelle varie sedi.

Pensioni, reversibilità, disoccupazione, maternità, permessi di soggiorno. Sono circa 200 mila euro le pratiche svolte dai patronati trentini, ma gli accessi - spiegano i responsabili degli istituti - sono in realtà molti di più perché la nostra attività non si limita alla trasmissione di pratiche agli enti (Inps, Inail, Ministero degli interni soprattutto) ma è in gran parte un’attività di consulenza ai singoli utenti. «Un’attività che negli ultimi 4-5 anni è quasi raddoppiata - spiega Simonetta Suaria dell’Inca Cgil - basti pensare a quanti lavoratori ci hanno chiesto una consulenza di fronte alle continue riforme delle pensioni».

In Trentino si parla di un’organizzazione con 37 sedi dislocate sul territorio che danno lavoro a 78 dipendenti (35 del Patronato Acli, 25 della Cgil, 10 della Cisl e 8 della Uil). Dal 2011 i tagli delle finanziarie nazionali ai patronati sono stati nell’ordine dei 30 milioni all’anno, ammortizzati con uno sforzo di razionalizzazione. «Ma oggi siamo in ginocchio», è l’allarme di Christian Perini (Inas Cisl). Anche perché ad oggi lo Stato ha saldato solo contributi 2010. I il fondo che li finanzia è alimentato con una trattenuta di circa 7 euro l’anno a 21 milioni di lavoratori dipendenti che assicura a oltre 50 milioni di persone la possibilità di usufruire dei servizi gratuiti dei patronati, che per legge non possono chiedere contributi agli utenti. «Il nostro lavoro arriva là dove non arriva la pubblica amministrazione», spiega Loris Montagner (Acli), «siamo un punto di riferimento anche per questioni non di nostra competenza». Tanti anziani, e tante persone con meno mezzi e meno competenze informatiche. La mannaia del governo «mina la possibilità per i cittadini, soprattutto per le fasce più deboli, di esercitare i propri diritti», incalza Suaria. In Trentino i tagli sono parzialmente mitigati dai finanziamenti della Regione, ma non basteranno per garantire la prosecuzione dell’attività. Per questo i patronati si sono mobilitati: una raccolta firme (www.tituteliamo.it), pressing sui parlamentari e il 15 novembre gazebo nelle piazze.

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