La riforma

Referendum costituzionale, Anpi divisa

Le sezioni di Trento e Bolzano lasciano libertà di voto ai propri aderenti, mentre a livello nazionale si voterà «No»



TRENTO. L'Anpi nazionale ha deciso di schierarsi per il «No» al referendum costituzionale sulla riforma del Senato voluta da Renzi. Un no, però, che non convince tutti. In molti non vogliono recidere il cordone ombelicale che da sempre lega l'associazione dei partigiani d'Italia e il partito che, nelle sue varie denominazioni, ha rappresentato gran parte della sinistra.

Ora non c'è più il Pci, ma non ci sono più neanche il Pds o i Ds. Adesso c'è il Pd di Renzi schierato su posizioni più centriste rispetto a un tempo. Un partito che si è fatto promotore di una riforma che abbatte, sia pure non del tutto, il bicameralismo. L'Anpi si è schierata a favore della Costituzione del 1948, ma sul territorio molte sezioni non ci stanno e, invece di fare campagna per il no, hanno deciso di lasciare libertà di scelta ai loro aderenti. Tra queste, ci sono le sezioni di Trento e di Bolzano guidate da Sandro Schmid, che è stato anche deputato del Pds, e da Orfeo Donatini. Le contraddizioni sono emerse durante l'assemblea nazionale dell'Anpi che si è tenuta a Rimini. Schmid ha espresso molti dubbi sulla linea voluta a livello nazionale: «Siamo abbastanza critici sulla linea decisa a livello nazionale e per questo lasceremo libertà di scelta sul referndum».

Anche l’Anpi di Bolzano, guidata dal presidente Orfeo Donatini, non sembra però intenzionata ad obbedire a quello che viene considerato un vero e proprio diktat nazionale. «Il nostro congresso in Alto Adige - spiega Orfeo Donatini - ha optato per una soluzione diversa, perché abbiamo ritenuto che l’unitarietà dell’associazione venisse prima dell’ipotesi di schierarsi. Sappiamo che il tema della riforma costituzionale del governo divide la nostra base. A nostro avviso l’associazione non va schierata perchè dev’essere mantenuta in una posizione superiore in quanto custode dei valori della Resistenza e quindi al di sopra di ogni contesa partitica».

Con questa motivazione l’Anpi di Bolzano ha deciso di lasciare libertà di coscienza e di impegno a tutti i dirigenti ed iscritti (che in Alto Adige sono 222). «Con grande rispetto reciproco» sottolinea Donatini che ieri al congresso di Rimini è intervenuto contestando la posizione intransigente di Carlo Smuraglia il quale però, in tutta risposta, ha deferito i dissidenti (tra cui Donatini ed il presidente trentino Sandro Schmidt) alla commissione di garanzia. Bolzano e Trento sono in buona compagnia. Le disposizioni di Smuraglia non sono condivise da numerose altre sezioni dell’Anpi tra cui Imola, Grosseto e Ravenna. «Considero gravi le parole di Smuraglia - commenta ancora Donatini - in primo luogo perchè la mia appartenenza all’Anpi non deriva da una gentile sua concessione ma da una mia scelta personale». Non solo. Donatini ritiene importante preservare l’unità dell’associazione in Alto Adige anche in considerazione dell’esito delle elezioni comunali con Casapound salita al 6,7 per cento. «A maggior ragione con la crescita impressionante delle formazioni neofasciste - puntualizza Donatini- c’è necessità di un’Anpi forte, non spaccata su questioni ideologiche».













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