Reato di clandestinità: Trento fa intervenire la Corte di giustizia europea

La vicenda è quella di un algerino clandestino condannato dal Tribunale di Trento.  La Corte d'Appello solleva l'incompatibilità del reato di immigrazione clandestina con la direttiva europea sui rimpatri



TRENTO. La Corte di giustizia Ue si pronuncerà entro breve sulla compatibilità del reato di immigrazione clandestina con la direttiva europea sui rimpatri entrata in vigore lo scorso dicembre. E' quanto si apprende in ambienti della stessa Corte dopo lo svolgimento dell'udienza sul caso Hassen El Dridi, un algerino condannato alla fine del 2010 a un anno di reclusione dal tribunale di Trento per non aver rispettato l'ordine di espulsione.

L'intervento della Corte di giustizia Ue è stato chiesto dalla Corte d'appello di Trento in seguito al ricorso presentato dal condannato. In considerazione dello stato di detenzione in cui si trova l'imputato, i giudici europei hanno deciso di trattare il caso con una procedura d'urgenza. La sentenza dovrebbe quindi arrivare nell'arco di qualche settimana.

Alla Corte Ue, i magistrati italiani chiedono un'interpretazione autentica della direttiva Ue, visto che essa fissa norme e procedure comuni applicabili al rimpatrio di extracomunitari in soggiorno irregolare. Il provvedimento europeo prevede tra l'altro che si dovrebbe preferire il rimpatrio volontario a quello forzato e concedere un termine ragionevole per la partenza volontaria.

La Corte d'appello di Trento ha quindi chiesto di verificare, tra l'altro, se siano compatibili con le disposizioni Ue le norme italiane che prevedono la reclusione fino a quattro anni per la sola mancata cooperazione dell'interessato alla procedura di espulsione, in particolare l'ipotesi di inosservanza al primo ordine di allontanamento emanato dall'autorita' amministrativa.

Nel corso dell'udienza, a quanto si è appreso, il servizio giuridico della Commissione europea avrebbe espresso riserve sulla compatibilità delle norme italiane con quelle europee per quanto riguarda la criminalizzazione dello status di clandestino, l'esistenza di alcune clausole che di fatto rendono automatica la sussistenza del reato e i tempi troppo brevi fissati per l'allontanamento dal territorio nazionale.

Il tema è tornato d'attualità con le nuove ondate migratorie che si stanno riversando su Lampedusa. Sono circa 2000 i tunisini già iscritti nel registro degli indagati della Procura d'Agrigento per il reato di immigrazione clandestina. Il reato di clandestinità per gli immigrati irregolari è stato introdotto nell'ordinamento italiano nel 2009 nell'ambito del cosiddetto pacchetto sicurezza suscitando non poche polemiche. Osservazioni critiche vennero formulate, all'atto della promulgazione della legge, anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Dall'inizio dell'anno, in seguito all'entrata in vigore della direttiva Ue sui rimpatri scattata il 25 dicembre 2010, la questione ha assunto una valenza giuridica a livello europeo e i tribunali italiani hanno cominciato a chiedere delucidazioni alla Corte Ue. Una decina le cause già pendenti presso i giudici del Lussemburgo: oltre alla Corte d'appello di Trento, il parere della Corte di giustizia dell'Ue è stato chiesto dalla Cassazione e dai tribunali di Milano, Ivrea, Ragusa, Rovereto, Bergamo, Santa Maria di Capua Vetere e Mestre.













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