Rapina al Mercatone Uno, sgominata la banda

Undici arresti, tra di loro anche una donna, nei campi nomadi di Vigodarzere, Padova, Verona e Milano e anche presso abitazione di Trento e Treviso



TRENTO. La polizia di Stato di Trento e i carabinieri del Nucleo Investigativo di Trento hanno sgominato un’associazione per delinquere, interamente composta da italiani nomadi sinti, dedita alla commissione di rapine e furti principalmente ai danni di rappresentanti di gioielli e preziosi attiva in tutto il nord Italia.

Le indagini hanno permesso di individuare un pericoloso sodalizio criminale, composto interamente da soggetti italiani nomadi e hanno consentito di attribuire ai sodali chiare responsabilità in merito alla rapina al Mercatone uno. L’attività d’indagine ha consentito inoltre di appurare che il sodalizio era composto da 11 persone - 10 uomini e una donna - tutti italiani nomadi sinti in larga parte con rapporti di parentela e affinità ed appartenenti a veri e propri clan collegati. Si tratta di soggetti pregiudicati, che abitano principalmente presso i campi nomadi di Vigodarzere (PD), Padova, Verona e Milano, nonché presso abitazioni di Trento e Treviso.

Gli associati si erano già resi responsabili, a vario titolo, di altri delitti del medesimo tipo che sono stati minuziosamente ricostruiti dagli investigatori. Le attività svolte hanno permesso di chiarire le dinamiche del sodalizio, facendo comprendere come, sebbene residenti in luoghi geograficamente distanti tra loro, erano in realtà in continuo contatto e progettavano la commissione di rapine e furti in tutto il nord-est Italia, forti di uno stretto vincolo parentale.

Obiettivo principale erano i gioielli e i rappresentanti di preziosi, ma i banditi non sembrano avere disdegnato anche altri obiettivi, come ad esempio le slot machines. E sono sempre stati molto veloci: capaci di organizzare il colpo a distanza, incontrarsi, agire e tornare ciascuno a casa propria anche in mezza giornata. Sono undici persone, arrestate a conclusione di un'indagine di polizia e carabinieri di Trento, in un'inchiesta coordinata dalla locale Procura. I colpi non erano da pochi spiccioli. Due esempi per tutti: 140.000 euro di preziosi portati via a due rappresentanti a Giovo, e oltre 90.000 in un colpo a un negozio di gioielli al Mercatone Uno a San Michele all'Adige, entrambi in Trentino.

Ad essere accusati, a vario titolo, di questi e di una rapina alla Fiera di Parma ad altri due rappresentanti di preziosi sono gli undici arrestati, a cui è stata contestata anche l'associazione per delinquere. In molti hanno anche la recidiva e pure la recidiva infraquinquennale. Carabinieri e polizia li hanno individuati grazie a una serie di riprese di telecamere di enti pubblici, ma anche di privati, e con intercettazioni telefoniche. Sono tutti italiani sinti e vivevano alcuni nei campi nomadi di Milano, altri in un campo a Vigodarzere (Padova), altri ancora in un altro a Padova e una coppia in un'abitazione a Trento, di cui la donna è ai domiciliari. Tutti gli altri sono in penitenziari del Nord, quattro dei quali raggiunti da ordinanza già in carcere e un quinto ai domiciliari.

L'operazione è stata denominata 'Sledgehammer' dagli investigatori, per i due bastoni usati durante la rapina in
Trentino al Mercatone Uno. Tra le accuse, per quattro degli arrestati ci sono anche quelle di una rapina a dei rappresentanti di preziosi alla Fiera di Parma, per cui però erano stati bloccati dai carabinieri del posto quando avevano già iniziato ad aggredire i malcapitati e il progetto di un' altra rapina da compiere in Svizzera, a Basilea, a una fiera mondiale di gioielli, la 'Baselworld'. Il gruppo non sembra avere avuto un vero e proprio vertice, ma i contatti hanno fatto emergere, secondo gli investigatori, due persone di riferimento: due omonimi, Antonio Brajdic, nipote e zio, rispettivamente di 27 e 54 anni.













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