AUTONOMISTI POPOLARI 

«Rafforzare il dialogo con Vienna e creare un marchio “Tirolo”»

TRENTO. Dario Chilovi, portavoce di “Autonomisti popolari”, si candida nella coalizione di centrodestra e vuole rappresentare gli interessi del suo territorio, la Piana Rotaliana. Già consulente...


di Fabio Peterlongo


TRENTO. Dario Chilovi, portavoce di “Autonomisti popolari”, si candida nella coalizione di centrodestra e vuole rappresentare gli interessi del suo territorio, la Piana Rotaliana. Già consulente finanziario e sindaco di San Michele, Chilovi mette al centro il rilancio della Regione e dei legami con il Tirolo.

Chilovi, come è scaturita la rottura con il Patt?

Siamo stati espulsi in maniera truffaldina. Il momento di rottura è coinciso con il nostro “no” alla riforma costituzionale di Renzi, che il Patt ha sostenuto. Di certo, la nostra scelta di aderire al centrodestra non nasce dalla volontà di conservare la “poltrona”, anche perché la Lega aveva proposto al nostro leader Kaswalder scranni ben più alti.

Cosa distingue “Autonomisti popolari” dalle altre liste del centrodestra?

Matteo Salvini ha messo la firma sui punti del programma che ci stanno a cuore: in primis la valorizzazione della Regione, svuotata di competenze dal centrosinistra e dall'Svp che non fa mistero di volerla abolire. Puntiamo all'istituzionalizzazione dell'Euregio: è strumento per la nostra tirolesità e per continuare a guardare a nord.

Con l'Austria che minaccia la chiusura del Brennero, come si ricuce la dimensione euroregionale?

È necessario riavviare un dialogo strutturale con Innsbruck e Vienna, a partire dal rilancio delle economie di montagna e dal ripensamento del traffico veicolare. Vogliamo continuare a parlare con popoli a noi simili per cultura ed è necessario per crescere economicamente: pensiamo ad un marchio “Tirolo” per competere sui mercati globali.

Un Trentino a guida leghista non rischia di trasformarsi nell’ “ultima provincia” del Lombardo-Veneto?

La Lega non vuole togliere l'autonomia al Trentino, ma estenderla ad altre regioni, in quanto siamo visti come modello. Inoltre, il tema della dimensione alpina, autonomistica ed euroregionale del Trentino fa parte del programma. Una curiosità: fu il ministro leghista Maroni a concedere le armi agli Schützen, fu un gesto simbolico di attenzione alle istanze del territorio.

Crede che le competenze dell'Autonomia vadano ampliate?

Siamo molto vicini ad un'autonomia integrale. Siamo favorevoli all'estensione delle competenze, ma vanno meritate e aumentate gradualmente. Il più grande fallimento della giunta Rossi è stata la iper-burocratizzazione del Trentino. Quando ero sindaco, parlavo direttamente con l'assessore, ora c'è una pletora di funzionari attraverso cui passare.

Nove liste per Fugatti. Non c'è il rischio che questo “affollamento” rallenti il processo decisionale?

È vero che essere in nove attorno ad un tavolo non è facile, bisognerà trovare dei compromessi virtuosi. Lo abbiamo già fatto sul tema del doppio passaporto: abbiamo stabilito che non dovrà essere un passaporto etnico ma basato sulle linee di sangue: se un trentino lo desidera ed è discendente di sudditi austro-ungarici, sarà libero di scegliere.















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