Quote rosa in Trentino, Dellai chiude la porta

Il presidente non insegue il trend nazionale: «Qui le opportunità ci sono»


Sandra Mattei


TRENTO. In attesa che la giunta provinciale decida le cariche dei cda delle società pubbliche e partecipate, le donne rivendicano una maggiore presenza, forti del disegno di legge passato in Senato. Tornano alla carica anche le donne del Pd, dopo aver ottenuto con la legge 10 sulla trasparenza, la presenza nel cda di almeno un rappresentante di genere diverso, con altri disegni di legge. Superati ostacoli e polemiche, l'approvazione del disegno di legge sulle quota rosa sblocca l'entrata delle donne nei cda delle società pubbliche e delle aziende quotate in borsa. Le norme saranno operative tra dodici mesi e la quota di presenza femminile sarà progressiva: fino al 2015 sarà obbligatoria la presenza di un quinto di donne, dopo si passerà ad un terzo. A livello provinciale la legge sulle nomine appena approvata è più blanda: prevede che la quota rosa sia obbligatoria in caso di tre membri di nomina provinciale, dei quali almeno uno sia di genere diverso (su due siano uomini, una deve essere donna). Ora si tratta di capire se da parte della giunta ci sia la volontà di recepire o meno la norma nazionale. Ad una nostra precisa domanda, il presidente Lorenzo Dellai ha risposto che non ne vede la necessità. Spiega il presidente: «Abbiamo sempre cercato di rispettare il principio di pari opportunità delle donne. Quindi, legge o non legge, per noi il principio vale sempre. Se ci viene sottoposta la candidatura di donne capaci, con qualità specifiche all'incarico, non c'è motivo di rifiutare». Facciamo notare al presidente che tuttora al vertice di società pubbliche o partecipate ci sono ben poche donne. Dellai non è d'accordo: «Non mi viene in mente un cda dove non ci sia una presenza femminile. L'importante è trovare un giusto equilibrio, senza rigidità eccessiva. Ribadisco il mio impegno a continuare su questa strada». Non la pensa così Margherita Cogo, assessore regionale e prima firmataria di un disegno di legge sulla parificazione e promozione delle donne, che elenca alcuni consigli tutti maschili. «All'A22, all'Aeroporto Caproni, alla Patrimonio spa - afferma Cogo - mi pare che non ci siano donne. E comunque in generale non si supera il 10%. La legge sulla trasparenza ha avuto due pregi, quella di allargare il,ventaglio di candidati e quella di dare un'opportunità alle donne, che hanno presentato domanda numerose». Ma per l'assessore Cogo e per la consigliera Ferrari non basta: nel ddl firmato dalla prima si chiede che le nomine siano parificate, nella proposta della seconda si vuole agevolare l'ingresso delle donne nell'imprenditoria, finanziando progetti nel settore dei servizi e produttivo gestiti da donne.

© RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano