l’accusa

«Questo è cannibalismo politico maschile»

Scalfi difende Robol: noto un silenzio assordante di chi si schiera nelle battaglie contro le violenze...



ROVERETO. «Leggere le cronache politiche di questi giorni, è come assistere ad un bollettino di guerra. E la cosa sconvolge ancor di più se tutto questo si consuma tra appartenenti allo stesso partito». Così scrive Laura Scalfi, ex componente del direttivo del Pd roveretano, in merito alla vicenda di Giulia Robol. «Ho sempre inteso l'impegno politico come servizio, da fare con generosità, in quell'ottica accettai ad ottobre del 2013, la candidatura nelle liste del Pd, perché senza altri nomi forti sulla piazza di Rovereto oltre al capolista, non ci sarebbe stata dispersione di voti e si sarebbe rafforzata e resa agibile la candidatura ed elezione dell'attuale capogruppo. Mi sembrava un bel segnale, novità, freschezza ed entusiasmo a fianco dell'esperienza e passione dell'attuale Vicepresidente, che vecchio non è, quali basi migliori per rilanciare un progetto politico, dilaniato da faide interne?! Oggi la delusione è grande - afferma Scalfi - Non entro nel merito dell'errore politico di Giulia, sì o no, la conosco come donna generosa, saprà spiegare le sue ragioni, negli organi competenti, se questo "cannibalismo politico tipicamente maschile" le permetterà di farlo, sono certa che per la sua integrità personale e politica, le ragioni che l'hanno spinta non possono essere in alcun modo ricondotte ad ambizione personale ma nascono da reali preoccupazioni per chi la città la conosce a fondo e la vive. Ha sbagliato? La delusione ha ragioni diverse, vedo la novità, la freschezza e l'entusiasmo sposarsi con le vecchie logiche, vedo una violenza inaudita mai vista, che fa pensare che i "cannibali" abbiano bisogno di consumare il loro pasto e solo così la loro fame di vendetta per il reato consumato di "lesa maestà" sarà placata. Registro il silenzio assordante di chi è sempre pronto a schierarsi nelle battaglie di principio contro la violenza di qualsiasi tipo nei confronti delle donne ora muto o impotente o forse complice di fronte ad un linguaggio violento tipico di una politica maschile che dovrebbe essere rispedito al mittente come metodo irricevibile. In tutto questo - conclude Scalfi- non posso che apprezzare l'etica politica di Elisa Filippi, che ha saputo condurre ragionamenti stigmatizzando ciò che riteneva andasse stigmatizzato, senza ricorrere a violenza verbale o attacchi personali. Qualche volta il genere fa la differenza!»













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