Quelle grandi opere messe nel cassetto

Dall’inceneritore alla Val, fino ai progetti sempre più in forse: così la crisi economica condiziona il futuro del Comune


di Paolo Piffer


TRENTO. A metterle insieme, le grandi opere di cui si discute da tempo tessono un filo che potrebbe costituire una fantomatica storia urbanistica farlocca della città almeno degli ultimi 15-20 anni. Perché il contenimento della spesa pubblica dettato dalla crisi rischia di spazzarle via sin dalle carte e dalle delibere che ne hanno contraddistinto fin qui lo stato di avanzamento. Si potrebbe farne un rendering di più pagine, ovvero composto da quei disegni-progetto fatti di pixel, sempre bellissimi e coloratissimi grazie alla computer grafica. D’altronde, prendendo per buona l’affermazione di un passato assessore che riteneva l’urbanistica una filosofia, e per questo mobile, i grandi progetti di cambiamento ora segnano il passo come poche altre volte. Stoppati dal momento non proprio felice, ridimensionati da una realtà avara di risorse. Senza per questo tornare indietro all’interramento dei binari della ferrovia il cui progetto avrebbe salvaguardato la stazione razionalista di Mazzoni per collegarla in un unicum con i giardini di piazza Dante e la negletta, perché sotto il piano strada, Badia di S. Lorenzo, basti vedere che fine sta facendo l’inceneritore.

La cui idea risale ancora a quando Dellai era sindaco e che il governatore ha poi perseguito tenacemente da piazza Dante. Nonostante le barricate degli ambientalisti. A togliere le castagne dal fuoco potrebbe arrivare a breve il decreto legge del ministro Clini che permetterebbe al rifiuto residuo di varcare i confini provinciali per essere bruciato nelle centrali termoelettriche o nei cementifici.

Se c’è un altro progetto che come un fiume carsico s’inabissa per poi riemergere ciclicamente è quello della mega funivia del Bondone che collegherebbe il fondovalle a Vason. C’è un masterplan, in altri termini un piano d’azione, che uffici comunali e provinciali si rimpallano. Ma da quando l’assessore provinciale Pacher ha “sparato” la cifra di 30-40 milioni di euro al netto delle spese di gestione e manutenzione c’è da scommettere che il progetto possa nuovamente correre il rischio di sprofondare.

E sempre in tema di trasporti la “Val”, il metrò di superficie che doveva attraversare la città da nord a sud in 10 minuti, sembra proprio rimanga nel libro dei sogni. Troppo costoso in tempi di crisi nonostante sia al lavoro il tavolo a tre (Provincia-Comune-Trentino Trasporti) che però sta ipotizzando anche altre soluzioni. Come, ad esempio, il prolungamento della Trento-Malè a sud. Pare proprio che Alessandro Andreatta dovrà dire addio al miraggio, a questo punto, tanto accarezzato di fregiarsi del titolo di sindaco-metrò. E non certo miglior sorte potrebbe avere il collegamento funicolare ipotizzato tra la città e le facoltà universitarie di Mesiano e Povo. Risale agli anni Settanta, era sindaco Edo Benedetti, l’interramento di via dei Ventuno per fare di piazza Mostra e del futuribile museo archeologico, ormai defunto, un tutt’uno con il castello del Buonconsiglio. E’ tutto fermo e tale pare rimarrà ancora a lungo nonostante il progetto sia nel Piano della mobilità. Ciò che invece risulta certo è il ridimensionamento della cittadella militare di Mattarello. La protesta popolare non è mai mancata. Anche in questo caso la sfavorevole congiuntura economica sembra dare una mano agli abitanti.













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