sanità

Punti nascita, la maggioranza si spacca

Mozione Upt-Patt-Ual: «Progetto pilota per salvarli». Borgonovo Re: «Perso il senso della realtà, basta ostinazioni»


di Chiara Bert


TRENTO. Sui punti nascita degli ospedali periferici (Tione, Arco, Cavalese, Cles) la maggioranza provinciale rischia di implodere. Upt e Patt non mollano e presentano una mozione per salvare le sale parto degli ospedali di valle, con la proposta di sperimentare in Trentino un progetto pilota da proporre al ministro Beatrice Lorenzin. Ma la reazione dell’assessora alla salute Donata Borgonovo Re (Pd), all’oscuro dell’iniziativa, è durissima: «Tutto quello che potevamo chiedere alla ministra lo abbiamo chiesto. Qui si è smarrito il senso della realtà e questo tiro alla fune è molto rischioso, chiedo ai colleghi di non coltivare ostinazioni. Di certo servirà un chiarimento prima di andare in aula: se abbiamo visioni così distanti, siamo sicuri di essere ancora una maggioranza?».

Il braccio di ferro che sulla questione va avanti da mesi sembra arrivato al punto di rottura. A dicembre in giunta gli assessori Upt Gilmozzi e Mellarini votarono contro la delibera sulla riorganizzazione ospedaliera proposta da Borgonovo Re. A fine febbraio l’incontro dei governatori Ugo Rossi e Arno Kompatscher con le assessore alla salute e il ministro Lorenzin per chiedere «non una deroga - hanno chiarito - ma criteri di ragionevolezza per i punti nascita con numeri molto vicini alla soglia minima» (i 500 parti all’anno stabiliti dall’accordo Stato Regioni del 2010, ndr).

Una parte della maggioranza oggi riapre la questione: sperimentare «un progetto di ospedale unico a sedi distaccate che grazie a mobilità del personale e flessibilità organizzativa e formativa, possa garantire il parto vicino alle famiglie trentine», è la richiesta della mozione depositata dal gruppo Upt in consiglio provinciale (Gianpiero Passamani, Pietro De Godenz, Mario Tonina) e sottoscritta anche dai consiglieri del Patt Chiara Avanzo, Graziano Lozzer, Luca Giuliani e Lorenzo Ossanna e da Giuseppe Detomas (Ual). L’Upt ricorda le 50 mila firme raccolte per il mantenimento degli ospedali di valle e le performance del Trentino su mortalità infantile e parti cesarei. E incalza: «Bisogna far valere la nostra autonomia incarnando un ruolo di laboratorio a livello nazionale per ripensare la nostra sanità».

Ma l’assessora, all’oscuro dei contenuti della mozione, non ci sta: «C’è un divario tra i desiderata del migliore dei mondi possibili e la realtà. Direi che abbiamo smarrito il senso della realtà». «Alla ministra - avverte Borgonovo Re - tutto quello che potevamo lo abbiamo chiesto. Qui mi sembra ci sia chi vuole rompere un disegno razionale che faticosamente stiamo costruendo. Ci sarà un punto - prosegue - in cui dovrò abbandonare il tavolo perchè questo tiro alla fune è molto rischioso e poco coerente con il nostro ruolo di amministratori. È un tiro alla fune non tra visioni politiche ma sulla ragionevolezza delle cose». Borgonovo cita il governatore Kompatscher: «Sui punti nascita l’autonomia non c’entra nulla, c’entra la sicurezza». «L’Azienda sanitaria ha approvato una delibera sul percorso nascita che riorganizza i servizi di prossimità, noi attendiamo che il ministero risponda alle nostre richieste. Ma le ostinazioni non fanno i conti con la realtà. Comprendo i cittadini, ma dagli amministratori mi aspetto una capacità di sguardo. C’è un limite e oggi serve un chiarimento di maggioranza: se non troviamo un punto di equilibrio tra realtà e auto-illusioni, dobbiamo chiederci se una maggioranza lo siamo ancora».













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