il caso

Provincia, basta incarichi ai pensionati

Ricognizione su cda, comitati e commissioni: ma in Trentino c’è la deroga per chi esercita il ruolo senza compenso


di Chiara Bert


TRENTO. Stop agli incarichi e alle cariche di governo a pensionati in Provincia, nelle agenzie, negli enti strumentali e nelle società partecipate. La circolare firmata la settimana scorsa dal direttore generale Paolo Nicoletti detta i criteri di applicazione delle nuove norme introdotte con l’ultima legge finanziaria che ha recepito la norma statale. Lo scorso dicembre era stata infatti la ministra Marianna Madia a firmare la circolare di attuazione del decreto di riforma della Pubblica amministrazione. «La logica - ricorda il governatore Ugo Rossi - è favorire un ricambio generazionale nella pubblica amministrazione».

La Provincia si è data sei mesi di tempo dall’entrata in vigore della norma (il 1° gennaio 2015) per mettersi in regola. La ricognizione è in corso da parte di tutti i dipartimenti che dovranno comunicarne l’esito alla direzione generale. «Non ci sono casi eclatanti - spiega Nicoletti - ma sono tanti perché la normativa riguarda anche le commissioni di concorso e di gara e occorre studiare caso per caso guardando ai tempi di pensionamento».

La nuova normativa. È vietato alla Provincia e ai suoi enti strumentali di conferire incarichi di consulenza, collaborazione e studio a lavoratori (privati o pubblici) collocati in quiescenza e di conferire ad essi incarichi dirigenziali o direttivi, o cariche in organi di governo degli enti strumentali. È invece ammesso che i pensionati ricevano incarichi di ricerca, docenza, collaborazione non organizzata dal committente (e che non abbia fini di consulenza), incarichi di difesa legale e incarichi professionali in campo sanitario e affidamenti a imprese quando di tratta di appalti di servizi.

Eccezione trentina. La normativa nazionale non prevede eccezioni. Quella trentina invece sì: ovvero la possibilità di affidare incarichi e cariche a titolo gratuito, fatto salvo il rimborso di eventuali spese nei limiti fissati dalla giunta e rendicontati. È il caso di Giuseppe Zadra, già direttore generale dell’Abi e della Consob, che è vicepresidente di Cassa del Trentino ma senza ricevere compensi se non un rimborso spese. E così è per Ivo Gabrielli, confermato dalla giunta alla presidenza del Centro culturale S. Chiara nonostante il parere negativo espresso dalla commissione proprio perché si trattava di un pensionato. «La ratio - spiega il direttore generale della Provincia - è che chi è pensionato può mettere a disposizione esperienza e competenza senza gravare sulle casse pubbliche».

Il divieto ai pensionati riguarda tutti gli organismi collegiali, in particolare le cariche in organi di governo, presidenti, cda, amministratori delegati: e il divieto si estende a qualunque membro indipendentemente dalla qualifica con cui è stato nominato, che sia in qualità di esperto o di rappresentante di una categoria.

I tempi. La norma ha fissato al 30 giugno il termine per la giunta per rivedere la composizione di tutti gli organismi già nominati alla data di entrata in vigore della legge. Con alcune precisazioni introdotte dalla disciplina transitoria: gli incarichi affidati prima dell’1 gennaio 2015 restano validi fino alla loro naturale scadenza; i componenti di organi nominati prima dell’entrata in vigore e che erano pensioni al 31 dicembre, dovranno essere estromessi, a meno che non decidano di rinunciare al compenso. Se invece l’interessato è andato in pensione dal 1° gennaio al 30 giugno, dopo la sua nomina, potrà rimanere al suo posto fino alla scadenza del suo incarico.

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