«Progettone», l'azienda più grande

Idea nata per aiutare i disoccupati: ora è il primo «datore» in provincia


Alessandro Maranesi


TRENTO. Salite in bici e pedalate su una levigatissima pista ciclabile. Entrate al Mart e scrupolose addette controllano che non usiate il flash. E andate alla biblioteca del vostro paese e riconsegnate all'addetto un romanzo di narrativa. Nel frattempo, allo studentato universitario San Bartolomeo, in portineria un'addetto controlla che non si ecceda nel portare amici e amiche in camera.

Cos'hanno in comune tutte queste situazioni? Semplice. Hanno in comune il fatto che tutto questo è possibile grazie al cosiddetto "Progettone", il sistema provinciale per dare lavoro a chi l'ha perso, per «gestire» al meglio le crisi del passato e che, purtroppo, non sembrano finire mai. Nato nel 1984 per far fronte all'aumento della disoccupazione in Trentino dovuto alla chiusura di importanti insediamenti industriali dall'intuizione dell'allora dirigente della Provincia Pier Dal Rì è oggi divenuto uno dei primi datori del lavoro del nostro territorio: 1.300 persone, un esercito di over 45 (se donne) e over 50 (se uomini) con almeno 10 anni di contributi alle spalle e 5 anni di permanenza in Trentino che non riescono più a inserirsi nel mondo del lavoro dopo essere stati licenziati dall'impresa per cui lavoravano. In media ricevono mille euro al mese netti spalmati su 14 mensilità, con le donne in netto aumento rispetto a un tempo, ma soprattutto, con un consistente più 25% di persone inserite da quando è iniziata la crisi.

Come dire: senza questo strumento il numero di disoccupati, soprattutto tra gli over 50, sarebbe schizzato in alto anche da noi.

Il tutto, ovviamente, ha un costo: in tutto la Provincia ha speso per il "Progettone" 55 milioni 83 mila euro nel 2010, in calo dell'1,4% rispetto al 2009 ma con un aumento di 10 milioni di euro rispetto al 2007, prima della crisi. Ma, come spiegano dal Servizio conservazione della natura e valorizzazione ambientale della Provincia («la multiutility della Pat»), il "Progettone" crea un valore aggiunto al nostro territorio pari a 62 milioni di euro nei quali però la parte da leone la fa la voce "sostegno all'occupazione", in netto aumento nell'ultimo anno.

«E' qualcosa di unico in Italia perché a differenza di tutti gli altri lavoratori socialmente utili i nostri hanno dei contratti da lavoratore subordinato e funzionano perché realizzano servizi e beni che la collettività tocca con mano, vede coi suoi occhi» spiegano dalla Pat.

Ma come funziona il "Progettone"? La macchina che gira attorno a questa possente macchina è complessa. Il lavoratore con le caratteristiche spiegate sopra e che non riesce a trovare più un impiego deve essere segnalata dalla Commissione provinciale per l'impiego.

A questo punto il "Progettone" si mette all'opera, ma non direttamente. Sono infatti cooperative consorziate al Consorzio lavoro ambiente e a Consolida, che ricevono stanziamenti dalla Pat e (per un massimo del 20%) da altri enti per far svolgere lavori che sono richiesti da enti che vanno dai Comuni all'Azienda sanitaria. «Anche se i nostri "grandi clienti" sono il Servizio ripristino ambientale, i due grandi poli museali del Mart e del Castello del Buonconsiglio e le principali biblioteche» spiegano gli esperti. La grande incognita di questa formidabile macchina "ammazza-disoccupazione" sono i costi alti e per questo le voci di riforma si rincorrono, tra tagli annunciati e criteri di selettività sempre più stringenti da un lato e dall'altro i bilanci provinciali sempre più magri.













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