l’emergenza immigrazione

Profughi, Roma aumenta il contingente: da 727 a 810

L’assessore Zeni martedì in Consiglio delle autonomie: «Programmiamo l’accoglienza in piccoli gruppi con proporzionalità. Marco va alleggerito»


di Chiara Bert


TRENTO. Il neoassessore Luca Zeni la definisce «la prima emergenza» del suo assessorato. Prima ancora del Not, prima dei punti nascita che spaccano la maggioranza e prima del nuovo direttore dell’Azienda sanitaria, c’è un’emergenza che è data dall’urgenza quotidiana di assicurare un’accoglienza alle migliaia di profughi che dall’Africa e dalla Siria continuano a sbarcare sulle coste della Sicilia e vengono poi redistribuiti in tutta Italia.

Il ministero dell’Interno nei giorni scorsi ha comunicato alla Provincia, tramite il Commissario del governo, che il contingente dei richiedenti asilo da ospitare in Trentino passa dagli attuali 727 a 810. «E sappiamo che questo numero - ammette l’assessore con una facile previsione - in futuro è destinato ad aumentare».

Oggi sono 610 quelli accolti in Trentino, circa 170 solo nel campo di Marco di Rovereto «che è in sofferenza perché sono troppi», spiega Zeni, «vanno ridotti e Marco deve tornare ad essere un centro di prima accoglienza e smistamento con numeri più gestibili» (ne scriviamo nella cronaca di Rovereto, ndr).

Per far respirare il campo di Rovereto, e per dare da subito un segnale politico al suo mandato, l’assessore ha deciso di affrontare la partita con l’acceleratore. Martedì sarà al consiglio delle autonomie per un vertice con i nuovi presidenti delle Comunità di valle: «L’approccio - spiega - è passare da una fase di emergenza alla programmazione, e questa può essere fatta solo insieme, Provincia e amministratori locali. Voglio condividere un percorso e anche le difficoltà. Abbiamo un dovere di accoglienza morale prima ancora che giuridico, e dobbiamo ristabilire un clima di fiducia cercando insieme agli amministratori di creare le condizioni di accettazione sociale».

Non che non ci abbia provato l’ex assessora Donata Borgonovo Re, che nei mesi scorsi - lo ha ricordato provocatoriamente la Lega Nord in aula durante il dibattito sulla mozione di sfiducia - ha girato il Trentino in lungo in largo affrontando assemblee di residenti e amministratori inferociti per l’arrivo dei profughi. Quando ha chiesto ai sindaci di trovare degli alloggi, le disponibilità arrivate si sono contate sulle dita di una mano.

«Io sono fiducioso, mi pare di percepire la consapevolezza del momento», dice l’assessore Zeni, «il percorso non può che essere fatto insieme». Partendo, per quanto lo riguarda, da una linea: la distribuzione dei richiedenti asilo sul territorio va fatta per piccoli e non per grandi gruppi, «perché se in una comunità vengono ospitate poche persone si rende più facile l’inserimento e l’accettazione sociale». «Nei giorni scorsi - rivela l’assessore - era emersa la possibilità di ospitare un’ottantina di persone in un piccolo Comune della val di Non. Ho detto di no, perché può sembrare che risolva sul momento più velocemente un problema di numeri, ma dal punto di vista dell’impatto sociale io capisco la difficoltà di quei residenti».

La riunione al Consiglio delle autonomie di martedì servirà ad avviare un nuovo dialogo, si tratterà di capire se con risultati diversi da quelli ottenuti da Borgonovo Re. «La comunicazione ex post di una decisione crea inevitabilmente delle tensioni sociali - avverte Zeni - per quanto mi riguarda chiederò ai presidenti delle Comunità di darci una mano a programmare un’ospitalità. Oggi abbiamo una forte concentrazione a Rovereto e in parte a Trento. Mostrerò i numeri dell’attuale distribuzione dei richiedenti asilo e a quel punto credo che un minimo di proporzionalità sul territorio sia doverosa. Chiederò anche di convocare le conferenze dei sindaci, a cui parteciperò con lo stesso obiettivo. Condividere e programmare insieme. L’accoglienza è un dovere».

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