Primarie, l’ora X è sfida a cinque

Ma la vera partita è fra i tre assessori: Gilmozzi, Olivi e Rossi L’incognita affluenza. Pacher: «La coalizione esce più forte»


di Chiara Bert


TRENTO. Dunque ci siamo. Oggi - ed è la prima volta che accade - gli elettori del centrosinistra autonomista sceglieranno chi sarà il candidato della coalizione alla presidenza della Provincia alle elezioni del 27 ottobre. Primarie balneari di metà luglio, che arrivano in piena estate quando tanti trentini sono al mare o comunque in vacanza. Primarie arrivate dopo un percorso tortuoso e tanti mal di pancia, una serie di candidati proposti e bruciati, e alla fine ne è venuta fuori una sfida tra tre assessori della stessa giunta - Alessandro Olivi (Pd), Mauro Gilmozzi (Upt), Ugo Rossi (Patt) - un po’ troppo simili tra loro e un po’ troppo timorosi di scontrarsi e di mettere a rischio la tenuta della coalizione. La competizione è risultata piuttosto bloccata, senza acuti, dove le sensibilità e gli approcci diversi - che pure esistono - sono emersi solo a tratti. Del resto - commentava qualche giorno fa un partecipante ad uno dei dibattiti tra i candidati - di Obama ne nascono pochi.

Gli outsider. Ai tre assessori si sono aggiunti altri due candidati che pure rifuggono la definizione di «outsider», la consigliera comunale di Trento Lucia Coppola per i Verdi e Alexander Schuster, avvocato e ricercatore all’Università, candidato indipendente per i Socialisti. Costretti giocoforza nel ruolo di sfidanti dei «tre tenori» (così li ha battezzati Coppola), un po’ Davide contro Golia, ad incarnare la candidata-donna e il candidato-giovane. Hanno portato il loro contributo di idee. Coppola ha parlato molto di ambiente come motore di sviluppo per creare «lavoro buono», di partecipazione e di protagonismo della società civile; ha detto no all’accentramento dei servizi a Trento e no a incentivi distribuiti senza garanzie, «come accaduto in passato con la Whirlpool». Schuster ha portato nella campagna elettorale il tema delle opportunità: verranno meno le risorse, è stato il suo leit motiv, ma non le persone, ed è su di loro (il famoso capitale umano) che bisogna investire, fuori dalla logica delle protezioni politiche, per produrre lavoro e ricchezza. Entrambi sono però consapevoli che la partita vera, oggi, è a tre. E allora proviamo a ricapitolare la situazione ai blocchi di partenza, qual è la posta in palio di queste primarie, per i candidati e per i loro partiti.

Olivi e i tormenti del Pd. Il candidato democratico, l’assessore all’industria e al commercio Alessandro Olivi, parte sulla carta con i favori del pronostico perché il suo partito è il primo della coalizione, confermatosi anche alle ultime elezioni politiche lo scorso febbraio. Se dunque gli elettori Pd oggi andranno compatti a votarlo, la sua vittoria sarà molto probabile. Il punto interrogativo è legato alla tenuta della base, alla luce del percorso tormentato che ha portato alla candidatura di Olivi, con il pressing sfiancante sull’attuale presidente reggente della Provincia Alberto Pacher durato mesi, e con altre due candidature in campo (e poi ritirate) di Luca Zeni e Donata Borgonovo Re. Ieri alla chiusura della campagna elettorale, al Forst, i due candidati mancati c’erano entrambi, insieme ai big (ha dato forfait invece Vasco Errani del Pd nazionale). «Con Olivi passiamo comunque dalla monarchia alla Repubblica», ha commentato con una battuta Borgonovo Re, «bisogna andare a votare perché se oggi volessimo a tutti i costi un ‘meglio’ che non c’è, primarie davvero aperte, un Pd realmente democratico, perderemmo quel pur piccolo ‘bene’ che abbiamo davanti». Sostegno, anche se più tirato, anche da Zeni: «Il Pd ha dimostrato di essere partito di governo e con Olivi può essere traino della coalizione». «Coalizione - ha detto Ale Pacher nel suo endorsement - che uscirà rafforzata dalle primarie e di cui Olivi può interpretare bene lo spirito perché viene da anni nella trincea del lavoro».

Rossi, la partita della vita. Molto diversa la situazione in casa autonomista. L’assessore alla salute Ugo Rossi si gioca la partita della vita, quella di diventare presidente pur essendo il candidato del partito più piccolo rispetto a Pd e Upt. Ma Rossi, forte della coesione del Patt, è stato il primo a puntare con convinzione sulle primarie, per le quali la sua candidatura è in campo da un anno. E oggi punta a dimostrare che la sua leadership è capace di attrarre consensi che vanno ben oltre i confini autonomisti, tanto che nelle scorse settimane ha strizzato l’occhio ai grisentiani di Progetto Trentino attirandosi le critiche degli alleati. Ieri, per la chiusura della campagna, ha scelto Carbonare, terra del competitor Olivi.

La rimonta di Gilmozzi. Quella di Mauro Gilmozzi, assessore all’urbanistica e agli enti locali, è stata nei fatti una campagna elettorale giocata nel tentativo di rimontare uno svantaggio di partenza dato dal fatto che il suo partito, l’Upt, per mesi ha cercato di evitare le primarie proponendo agli alleati candidati unitari. Bruciati via via i vari Pacher, Schelfi, Andreatta, Merler, l’Unione si è «arresa» alle primarie ed ha schierato il proprio uomo. Per il quale in queste settimane si è speso con forza l’ex governatore Dellai, rivendicando il carattere coalizionale di Gilmozzi e provando - anche con l’arruolamento di Claudio Molinari e Ilaria Vescovi - a riconvertire l’Upt allo spirito della Margherita. «In queste primarie c’è stato molto apparato - ha detto ieri Gilmozzi chiudendo la campagna in centro storico - io ho scelto di finire da dove cominceremo il 14 luglio, dai giovani».

Difficilissimo il pronostico, nessuno in queste ore si sbilancia. Moltissimo dipenderà dall’affluenza, 15 mila votanti è considerata la soglia psicologica rispetto ai 20 mila delle ultime primarie nazionali. «Chiunque vinca la coalizione resterà solida, ma se l’affluenza fosse bassa il candidato presidente avrebbe una bassa legittimazione e per la coalizione si porrebbe un problema», ha avvertito Lorenzo Dellai. «No - gli ha risposto ieri a distanza Pacher - la legittimazione non dipende dall’affluenza ma è data dalla forza politica della coalizione».

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