la protesta

Prezzi alti, sciopero della merendina alle medie di Pergine

Da 1 euro a 1,50: gli studenti decidono di non comperarle Il dirigente Miato: «Dai ragazzi una lezione per noi adulti»


di Roberto Gerola


PERGINE. Sciopero contro la merendina troppo cara. La decisione del tutto autonoma e soprattutto unanime, è stata presa ieri dagli studenti della scuola media Ciro Andreatta di Pergine.

In sostanza, l’”appaltatore” del servizio panini, merendine, pizzette e quant’altro aveva proposto ieri mattina i propri prodotti a 1,50 invece che 1 euro come sempre. L’azienda fornitrice è di Pergine. Ma evidentemente non aveva tenuto in considerazione che l’aumento del 50% del costo avrebbe provocato una reazione del genere, per altro molto inusuale visto dove si è verificata. Sta di fatto che la dipendente che ieri mattina si è presentata con la mercanzia nell’istituto scolastico di via dei Caduti, chiamata così per la presenza fino al 1971 di un cimitero che raccoglieva le salme di soldati morti nella Grande Guerra, se ne è tornata al negozio, con nel sacco, oltre che tutte le merendine, anche le classiche “pive”.

Grande stupore del titolare dell’azienda che si era ritrovato con il “materiale” tutto invenduto. Titolare che si è visto sfumare, un buon introito e che di conseguenza si è “precipitato” a scuola dal dirigente scolastico Lidio Miato per conoscere le ragioni dell’accaduto. E così ha ottenuto le spiegazioni del caso.

Esistono, per ogni classe delle medie, dove gli studenti sono 360, due rappresentanti che formano la consulta degli studenti. Che evidentemente si parlano e si consultano e decidono le cose con rapidità visto che il tutto è successo nel giro di pochi minuti nel corso della ricreazione. Hanno trovato in sostanza un’immediata unanimità d’intenti a tutela dei loro soldini, contestando con l’unica arma in loro possesso (il boicottaggio) il prezzo giudicato esoso per la merendina o pizzetta che sia.

Tant’è che dal titolare del servizio (e del relativo negozio) è venuta un’altrettanto immediata proposta: non più 1,50 euro, ma un più modesto 1,20. Un compromesso insomma con la riduzione di ben 30 centesimi in un colpo solo, il che fa dedurre (e la cosa è venuta fuori dagli stessi ragazzi) che evidentemente il guadagno c’è comunque.

«Si vedrà - dice Miato - se gli studenti accetteranno il compromesso. Certo che devono imparare che c’è anche questa via da seguire quando ci si trova su posizioni distanti. Un comportamento da sottolineare in blu quello degli studenti, per la duplice lezione che hanno saputo, forse ingenuamente, dare agli adulti: nei confronti del commerciante (che evidentemente chiedeva troppo sperando di guadagnare tanto) e della pubblica amministrazione in generale, per rapidità di decisione, buon senso e capacità di interpretare la volontà del popolo».













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