«Politici, basta litigare: vi chiedo più responsabilità»

Il presidente di Confindustria richiama il Trentino (e l’Italia): «Si pensa già alla campagna elettorale, mentre opere e investimenti languono da anni»


di Luca Petermaier


TRENTO. Appena rientrato da Melbourne e con le valigie già pronte per Shanghai, il presidente di Confindustria Trento Giulio Bonazzi sfoglia i giornali italiani e sospira amareggiato: «Quanti litigi in questa nostra politica».

«Avventurieri» - li chiama il capo di Aquafil, riflettendo sul fatto che, mentre l'economia mondiale dà segni di risveglio, si muove e avanza l'Italia e (il Trentino) mostrano invece i germi dell'antica predisposizione al litigio, alla bega, alla mancanza di prospettiva. E l'imprenditore, l'uomo del fare che non ama le chiacchiere ma la concretezza dei fatti, s'innervosisce. E si sfoga.

Presidente Bonazzi, soffiano venti di Prima Repubblica...

Abbiamo conosciuto fasi più serene, diciamo.

Che cosa la preoccupa?

La grande incertezza. A livello nazionale non sappiamo quando saranno le elezioni né con quale legge elettorale andremo a votare. A livello locale leggo ogni giorno di polemiche: gli strascichi nazionali nel Pd, i problemi interni del Patt, l'Upt che fa fatica e il centro destra che praticamente non esiste.

Un lento sfaldamento che il presidente Rossi faticosamente cerca di evitare...

E' sotto gli occhi di tutti che a livello provinciale siamo già entrati in campagna elettorale. Sento addirittura voci di elezioni anticipate. Vorrei richiamare tutta la politica trentina al senso di responsabilità: dobbiamo tenere presente l'esigenza di stabilità, avere un orizzonte ampio e non quello del giorno dopo. Nessuno pensa a fare davvero le cose che servono: chi sta al governo litiga, chi sta all'opposizione critica e poi ci lamentiamo che i cittadini si disaffezionano alla politica.

E si spingono verso i nuovi movimenti populisti: gli anti europeisti, Trump. E in Italia forse il “destino” è quello di provare anche Grillo... La spaventa la prospettiva?

Non a priori. Io sono preoccupato da chi promette di portarci fuori dall'Europa o dall'Euro. Questa sarebbe una catastrofe per il Paese e un disastro per le fasce medio basse e per i lavoratori dipendenti. Sarebbe soprattutto il fallimento delle banche e di conseguenza delle imprese, degli artigiani, dei negozianti. E il dramma della nostra politica è che nessuno ne parla, perché sono tutti preoccupati di perdere un voto.

C'è chi dice: “Basta rinegoziare il nostro debito, oppure non pagarlo, tanto l'Italia non può fallire”...

Ammettiamo che questo sia possibile per il passato, io mi chiedo: come si pensa di fare da oggi in avanti?

Presidente, ammetterà anche lei, però, che l'Europa è importante sotto il profilo economico ma ha dimostrato pesantissimi limiti in molti altri ambiti: difesa, migranti, finanze...

Posso dirlo con forza? Una certa Europa fa schifo. Ma bisogna combattere insieme ai nostri partner per creare istituzioni europee più giuste ed efficienti. La mia posizione critica va ben oltre i confini trentini e italiani.

Le dico un nome: Angela Merkel...

La Merkel fa gli interessi del suo paese, sono gli altri che non riescono a fare i propri. Anche la Germania deve rispettare le regole europee, ma pensare che possa essere l'Italia da sola ad andare a negoziare con Cina, Usa o India è pura follia.

Torniamo in Italia: lei si è espresso pubblicamente per il “sì” al referendum. Avesse vinto Renzi, lei sarebbe qui a fare questa intervista?

Nessuno ha la controprova. Quello che è certo è che i sistemi politici moderni hanno bisogno di stabilità e certezza di governo. Noi questo non lo abbiamo e la vittoria del “no” ha reso tutto più instabile. Gli effetti, però, sono sotto gli occhi di tutti: il Pd si sfalda, nascono i micro partiti e ognuno pensa al proprio orticello.

Tutti, tranne il M5S: toccherà a loro?

Questo non lo so. Certo, non essendo ancora andati al governo del Paese loro godono del credito dei cittadini. Se a questo aggiungiamo che i partiti tradizionali continuano a commettere gli stessi errori di sempre lo scenario per il M5S diventa sempre più favorevole.

In Trentino la litigiosità della coalizione di centro sinistra è una costante della legislatura, ma la giunta ha comunque sempre goduto di una solida maggioranza. Voi di Confindustria come avete vissuto questi anni di governo Rossi?

Come se non ci si fosse resi ben conto che il panorama economico mondiale è profondamente mutato. Gli investimenti si sono bloccati, le spese superflue sono state tagliate troppo poco e il sostegno alle imprese è stato timido.

Due obiezioni. La prima: la giunta ha comunque tenuto un'Irap più bassa dell'aliquota base e vi ha aiutato con i contributi all'innovazione e per le assunzioni di giovani e cinquantenni. Non basta?

E' vero, però sull'imposta sugli immobili la giunta non ci è venuta incontro. A Bolzano l'aliquota è più bassa. Ci scontano l'Ires e ci aumentano l'Irap con il risultato finale che chi fa utile va via in pari e chi non fa utili ha avuto un peggioramento.

Seconda obiezione: voi dite che gli investimenti sono bloccati, ma spesso a bloccarli sono i ricorsi delle vostre aziende, basti pensare al Not o alla Meccatronica...

Questo è senz'altro vero e ce ne assumiamo una parte di responsabilità. Anche nella nostra categoria la litigiosità c'è.

A leggere le cronache sembra che lo stato di salute dell'industria trentina sia ultimamente un po' cagionevole. E' una sensazione che corrisponde al vero?

Non direi. Nel 2016 i nostri associati hanno aumentato i propri dipendenti, l'industria rappresenta comunque il 30% del Pil trentino. Questo è sottovalutato. Il tessuto imprenditoriale è sano e vivace. E' vero, qualcuno se n'è andato e se lo fanno le grandi aziende fa più notizia. Del resto fare impresa in Trentino è più difficile che altrove.

Colpa della geografia?

Non solo. Anche dei maggiori stipendi, dei controlli superiori rispetto ad altrove e della burocrazia.

Ecco, la burocrazia. Di recente Lorenzo Delladio, patron de La Sportiva, annunciando una trentina di assunzioni a Ziano di Fiemme, ha fatto un appello alla pubblica amministrazione che ha molto colpito: fate presto con i permessi sennò io me ne vado. Lei che ne pensa?

Penso che il problema posto da Delladio sia reale. Per il cambio d'uso di un'area ci voglio decenni. Poi passano anni per la valutazione di un progetto. Lo sfruttamento industriale del suolo trentino è percentualmente bassissimo, non credo sia un problema enorme darci qualche area. Io dico: se ci sono troppe aree industriali a Trento e Rovereto, ma ne mancano in val di Fiemme o nella Busa, beh, che si consenta agli imprenditori di lavorare anche in quelle zone.

E' un onere così forte fare impresa nelle valli trentine?

Assolutamente sì. E di questo la Provincia e i Comuni dovrebbero ricordarsi più spesso.

Siete soddisfatti delle politiche industriali di questa giunta?

Diciamo che ci accontentiamo. Si dovrebbe lavorare molto di più sui costi correnti della Provincia, sulle società partecipate, sugli enti inutili, sulla destinazione delle risorse, privilegiando il manifatturiero che è l'ambito che produce ricchezza. E poi si dovrebbe riprendere a investire in opere infrastrutturali. Ma a ragion veduta.

In che senso?

Beh, mi sembra assurdo che stiamo qui a pensare di realizzare la funivia del Bondone quando ancora dobbiamo iniziare la Loppio-Busa che è un'opera ben più urgente. Sarà pure bellissimo ripopolare il Bondone – anche se non c'è la neve per sciare – ma ci dimentichiamo che nella Busa ci sono la Dana, la Cartiera del Garda, la Cartiera Fedrigoni, l'Aquafil, milioni di turisti che arrivano e partono, un'economia agro-alimentare comunque importante. Insomma: continuiamo a discutere ma non concludiamo mai. Per non parlare del collegamento tra le Pedemontana veneta e il Trentino. Lì prima o poi il problema ci arriva tra capo e collo.

Cosa chiedete alla giunta da qui alla fine della legislatura?

Che faccia quello che ha promesso e soprattutto che sia veloce: non vogliamo sempre dei sì, ma a volte è meglio un no, ma detto in tempi rapidi .













Scuola & Ricerca

In primo piano