Piedicastello già divisa sulla nuova casa del Bruno

Patrimonio Trentino mette in campo due stabili, in via Verruca e in via Brescia. Ma il comitato di residenti si oppone: «Il centro sociale qui non lo vogliamo»


di Luca Pianesi


TRENTO. La certezza è che tra un anno esatto, giugno 2014, l’edificio dell’ex Dogana, dovrà essere sgomberato, nell’ambito di un “balletto” di proprietà che porterà la Provincia ad avere in dote l'area dell’ex Italcementi in cambio della cessione, alla Coooperazione, dell’attuale “casa” del centro sociale. Ma che fine faranno il Bruno e i suoi ragazzi? La risposta, per Trento, è quanto mai cruciale. Lo è per le centinaia di giovani che contano sull’inventiva, l’intraprendenza e le capacità di coloro che gestiscono il centro sociale. Lo è per quelli che lo frequentano settimanalmente e anche per quelli che non ci sono mai stati e non lo sopportano. E sarà, molto importante anche per le famiglie e i cittadini che si troveranno ad essere dirimpettai e vicini, dell’edificio che li andrà ad ospitare. «Al momento non c’è nulla di definitivo - spiega Claudio Bortolotti presidente di Patrimonio del Trentino spa, la società che ha lo scopo di adeguare il patrimonio immobiliare pubblico alle necessità delle amministrazioni - però noi abbiamo messo a disposizione due immobili per l’uso. Sono entrambi a Piedicastello, uno in via Verruca 25 e l’altro in via Brescia 31. Sono due edifici che abbiamo acquistato dalla Cooperazione e che, fino a un anno fa, erano abitati. Sarebbero, quindi, entrambi già utilizzabili. Bisognerebbe solo riaprirne gli accessi che abbiamo dovuto murare perché erano stati presi d’assalto dai senza tetto e dagli abusivi. Questa è la proposta che abbiamo messo in campo noi del Patrimonio per trovare una “casa” al centro sociale Bruno - conclude Bortolotti - ma la decisione finale non spetta a noi. Dovrà essere presa dal Comune e dalla Provincia». Tutti gli indizi, dunque, al momento portano sulla destra Adige. E’ a Piedicastello che dovrebbe nascere la nuova “tana” del Bruno. E infatti, già da qualche settimana, nel quartiere è attivo un comitato cittadino, il Comitato di Piedicastello, che per bocca della sua presidente Laura Postinghel, nell’ultima seduta del consiglio circoscrizionale di zona, era intervenuta sottolineando la loro contrarietà al progetto. «Il quartiere è piccolo - aveva affermato Postinghel – e non è in grado di reggere il traffico di mezzi nè la presenza di tante persone fino a tarda ora». Il Comitato, che coinvolge molti inquilini della zona, ha anche sottolineato di non essere contrario al tipo di attività che viene proposta nel centro sociale, e che le osservazioni dei residenti sono già state poste all’attenzione del presidente di circoscrizione, Melchiore Redolfi, e del presidente della Patrimonio, Bortolotti. Ha quindi proposto un’assemblea pubblica che vada a coinvolgere tutti gli attori della vicenda, che però, ad oggi, ancora non è stata realizzata. Il Caso della settimana cercherà, quindi, di approfondire la tematica, di andare a intervistare i diversi soggetti e di verificare se in campo esistono altre proposte o possibilità. E cercherà di capire anche cosa pensano i ragazzi del Bruno. Un centro sociale che negli anni ha dovuto cambiare casa più volte e che ha avuto un’esistenza travagliata e discussa. Nato ufficialmente il 10 ottobre 2006, con l’occupazione dello stabile ex Zuffo, già in passato era transitato in più luoghi: la palazzina Liberty, Sociologia, la Sloi e il parco di Gocciadoro. Nel 2006 l’ex Zuffo e l’adozione del nome Bruno, in onore dell’orso JJ1, ucciso quell’anno in Baviera dopo aver attraversato il Trentino e il confine italiano. A ottobre 2007 l’occupazione dell’ex Dogana e da allora una casa, precaria, ma stabile. Ora il tempo è agli sgoccioli. Il 2014 si avvicina e Trento aspetta di capire dove finiranno i ragazzi dell’orso. ©RIPRODUZIONE RISERVATA













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