il caso

Piantano fiori in campagna elettorale: denunciati tutti i candidati

Cles, per l’azione di “giardinaggio militante” in campagna elettorale i sostenitori della lista guidata da Francesca Ziller sono accusati di violenza privata


di Paolo Tagliente


CLES. «Mettete dei fiori nei vostri cannoni» recitava lo slogan dei pacifisti americano che, tra la fine degli anni 60 e l’inizio dei 70, protestavano contro la guerra nel Vietnam (e che poi in Italia divenne anche una famosa canzone dei Giganti). Ma ora, i tempi sono cambiati, e chi protesta “armato” di fiori finisce indagato per il reato di “violenza privata”. Accade a Cles e a finire nei guai sarebbe almeno una dozzina di attivisti della lista «Mira Cles», che alle ultime elezioni comunali era guidata dalla candidata alla poltrona di sindaco Francesca Ziller.

La loro colpa? Aver messo in atto la più pacifica delle proteste: piantare dei fiori per opporsi ad un progetto di cementificazione. Questo è quanto accaduto, ma per tutto il resto il condizionale è d’obbligo perché la vicenda è ancora coperta dal segreto d’indagine. Alcune cose, però, sono già ben chiare: l’accusa fa riferimento ad un episodio accaduto durante la campagna elettorale, nell’aprile scorso, quando Ziller e un folto gruppo di suoi sostenitori - autodefinitisi Miranti - furono protagonisti di un’azione di «giardinaggio militante» ai “Piazoi” dei frati, un angolo di verde proprio davanti al convento, nel rione di Spinazeda. E vi avevano piantato dei fiori.

Nel volantino di “rivendicazione” dell’azione l’avevano definita «un gesto d’amore per il proprio paese, un intervento riparatore per porre rimedio a un altro progetto sconsiderato che avrebbe privato Spinazeda e tutto il centro storico dell’ultimo fazzoletto ancora verde esistente. E mica uno spazio qualsiasi, un triangolo verde di alto valore storico, un pezzo consistente dell’identità clesiana».

Belle parole per spiegare un blitz pacifico, a cui avevano partecipato anche famigliole e bimbi proprio come se andassero a una festa. Forte anche il supporto mediatico con l’allegro blitz pubblicizzato sul profilo Facebook della lista «Mira Cles» e con le immagini dell’azione finite anche su YouTube. Un’incursione nobile, per una lista che della difesa del territorio aveva fatto il cavallo di battaglia, che però a qualcuno non è piaciuta affatto. E così è partita la denuncia.

Non è ancora dato sapere chi l’abbia firmata, ma alcune persone sarebbero già state ascoltate e una di loro si è subito rivolta all’avvocato Paolo Chiariello per la necessaria assistenza legale. Il legale mantiene il massimo riserbo, ma lascia capire di essere fiducioso che la vicenda possa concludersi con un’archiviazione, visto che non solo il fatto appare di speciale tenuità, ma addirittura del tutto inoffensivo. O magari qualcuno potrebbe fare un fioretto e ritirare la querela.













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