Piano: «Voglio una Michelin leggera» / FOTO

Prime case pronte in primavera. Nel polo sud spazi sperimentali stile Parigi


Chiara Bert


TRENTO. «Ci vorranno un paio d'anni dalla fine dei lavori per renderlo un quartiere vissuto. Questo diventerà il posto dove andare a godersi il sole e il verde». Renzo Piano cammina nel cantiere e guarda la «sua» Michelin prendere forma. Misura distanze, controlla i dettagli, la scala, i parapetti, la pietra rossa nell'atrio, le tende verdi delle verande. Ieri l'archistar genovese è tornata a Trento per vedere da vicino la sua creatura: «Si passano anni a fare i progetti - spiega ai cronisti - ma vederli dal vivo è un'altra cosa. Si percepiscono finalmente le proporzioni. Vedete, questa sarà la strada che collega il Muse al centro congressi. È larga 12 metri, 17 con i porticati. Via Belenzani ne misura 14».

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«Ci vorranno un paio d'anni ma diventerà un quartiere vissuto. E lo sarà perché qui la gente verrà ad abitare, ma anche a passeggiare, a prendere il sole nel parco e a fare acquisti. Sarà a tutti gli effetti un nuovo pezzo di città». I lavori del primo lotto si concluderanno in primavera, in estate saranno consegnati i primi appartamenti. «Architetto, c'è chi parla di speculazione...». «In tutti i progetti c'è il tentativo di utilizzare gli aspetti negativi - risponde - a Berlino, per Postdamer Platz, si disse che tradiva la fermezza prussiana. Ci sono abituato, basta aspettare».

Piano parla seduto in quello che diventerà uno dei tanti uffici. Due passi più in là i binari: «Il rumore? Certo - allarga le braccia - la ferrovia è rumorosa, ma è una presenza a cui la città è abituata da 120 anni. E poi le facciate sono ben protette, i vetri doppi abbattono il suono di 45 decibel». Come a dire, ci sono cose che un architetto può decidere, e altre con cui deve semplicemente fare i conti.

Quello che Renzo Piano ha potuto decidere è di progettare un quartiere green. «Oggi dobbiamo consumare meno. Per questo abbiamo usato il legno, un materiale rinnovabile, e abbiamo previsto muri molto isolati». E poi l'energia pulita, 7 mila metri quadrati di pannelli solari sui tetti e la geotermia per il Muse, «andiamo a 100 metri sotto terra per rubare il caldo d'inverno e il freddo d'estate». E gli aceri che saranno piantati già alti 7 metri. «I progetti - scandisce l'architetto - oggi devono esprimere questa voglia di dialogo con la natura, una leggerezza che soppianta l'arroganza dell'architettura. In altri secoli la fonte d'ispirazione degli architetti era la forza dell'acciaio o la brutalità del cemento. Oggi è la fragilità della terra». Ecco allora le aperture tra i palazzi che lasciano intravedere il Bondone. La trasparenza delle scale e dei parapetti, «come se si camminasse sospesi». La scelta del verde per le tende da sole.

Un quartiere ecocompatibile, ma anche tecnologicamente avanzato. Piano ieri ha svelato qualcosa in più del centro congressi che nascerà a sud dell'area. Due sale, la più grande avrà 400 posti e ricorderà l'Ircam del Centro Pompidou di Parigi: scene e acustica variabile a seconda che ospiti un concerto, un balletto, cinema o conferenze. La sala più piccola, 100 posti, sarà «un cubo virtuale dove con pareti digitali e computer si potranno ricreare l'infinitamente grande e l'infinitamente piccolo, planetari piuttosto che un viaggio nel corpo umano. Così alla Columbia University hanno studiato il cervello». «Spazi sofisticati, ci proviamo», si congeda l'architetto, «Trento del resto ha una delle migliori università, a volte ho l'impressione che questa città non sappia riconoscere le proprie qualità». Poi scappa a Rovereto, per presentare la pala eolica progettata per Metalsistem.













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