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Piano di evacuazione per 144 persone

Tre gli scenari possibili per tutelare i residenti della zona di Mori sottostante il diedro di roccia a rischio di crolli improvvisi


di Matteo Cassol


MORI. Le dichiarazioni del geologo della Provincia Ernesto Santuliana («Quel tipo di ammasso roccioso potrebbe cadere all'istante», «quando una frana viene giù, non lo sa nessuno», ha detto, aggiungendo che la possibilità di allerta immediato «non esiste a questo mondo») a Mori stanno facendo aumentare la preoccupazione dei residenti minacciati dal crollo del diedro che incombe su via Teatro. Che succederà? Secondo il sindaco Stefano Barozzi, il monitoraggio, che dà indicazioni sui "sintomi" di caduta non istantanea, è sufficiente per tutti i casi ponderabili (ossia il distacco con avvisaglie, preceduto da microspostamenti), quindi non servirebbe a nulla e non ci sarebbe possibilità di evacuare in caso di crollo improvviso.

Il crollo improvviso, però (a quanto viene detto), a oggi potrebbe verificarsi solo con forti spinte esterne, come nel caso di un sisma di grado elevato, che però farebbe anche altri danni (come dire che il crollo del diedro sarebbe solo uno dei problemi). Patt e 5 Stelle (se ne discuterà domani alle 19.30 nel Consiglio comunale d'urgenza in municipio) chiedono l'immediata stabilizzazione temporanea del diedro (un "bendaggio" della roccia in attesa di demolirla, operazione da fare comunque in seguito), ma prima di intervenire in tal senso occorrerebbe evacuare i 144 residenti sottostanti e/o realizzare opere di difesa passiva (vallo-tomo in alto o in basso o barriere paramassi, con i relativi tempi di approntamento).

Quindi le opzioni sembrerebbero essere solo: 1) aspettare che sia finito il vallo-tomo, evacuando solo in caso di sintomi e sperando che non si verifichi un crollo improvviso (per il quale comunque pure il vallo-tomo potrebbe non bastare); 2) evacuare per il tempo necessario alla stabilizzazione del diedro (se si deciderà di farla, come non pare); 3) evacuare preventivamente in attesa che, fra vari mesi, la demolizione venga completata. Per il sindaco, che è per la prima opzione, attualmente non c'è necessità di evacuazione. L'evacuazione (che la Lega, come il Patt se non si fisserà il diedro, chiede di considerare da subito) si farà in blocco al primo sintomo, con punto di raccolta in piazza Cal di Ponte e dirottamento in albergo tra Mori, Rovereto e Brentonico se il rischio dovesse confermarsi.

Chi controlla i sintomi? Ci sono due monitoraggi: «Uno - ha spiegato il capo della protezione civile Stefano De Vigili - è ottico, di studio. Un altro consente il monitoraggio di spostamenti minimali con soglie che vanno verificate. Il lavoro è seguito dal Servizio geologico. Abbiamo preso comunque degli esterni con i quali garantire il controllo dei dati h24 e soprattutto l'interpretazione, perché una deformazione termica può creare falsi allarmi. Nel momento in cui c'è la ragionevole indicazione di potenziali movimenti, in tempo reale tramite la centrale dei vigili del fuoco viene allertato il Comune che nell'ambito del piano condiviso con noi provvede all'evacuazione».

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