Pergine è casa per 1.900 stranieri

Sono quasi il 10 per cento dei residenti. In Alta Valsugana sono circa 4.000


Fernando Valcanover


PERGINE. Integrazione, pace, cooperazione sono i temi sui quali si è svolto nelle sale della Comunità Alta Valsugana e Bersntol un dibattito con proiezione di filmati. Presenti in sala l'ambasciatore del Senegal, Papa Kitt Saadibon Fall, il presidente della Comunità, Mauro Dallapiccola, e l'assessore Walter Moser, l'assessore provinciale Lia Beltrami, associazioni di volontariato e rappresentanti di origine africana, asiatica e sudamericana.

Nel pomeriggio la "festa dei popoli" multietnica con buffet, musica, sfilate in costume. Il dibattito, preceduto dall'intervento dell'ambasciatore, si è sviluppato su un film documento realizzato tra donne e uomini stranieri immigrati in Alta Valsugana, diversi per età, condizione lavorativa e familiare, per istruzione. Interviste fatte per favorire la crescita della convivenza. Il filmato è stato il primo appuntamento della giornata dedicata al tema "Mondi In-Contro, dal quale emerge un quadro realistico della situazione immigrati nel territorio della Comunità. Le interviste fatte in 15 Comuni sono una trentina e rappresentano un campione di oltre 4.000 immigrati stranieri presenti.

Dai servizi statistici di inizio 2010 risulta che in Provincia risiedono oltre 46.000 immigrati provenienti da 137 Paesi, il 9% della popolazione residente; di questi circa 4.000 risiedono in Alta Valsugana. Hanno molti più figli dei trentini: il 25% è, infatti, minorenne e il 10% ha meno di 5 anni di età. Nella sola Pergine, ad inizio 2011 erano ormai quasi 1.900: poco meno del 10%. Altro dato che emerge dalle interviste è il motivo della loro venuta. Il 53% dice che è per lavoro, il 41% per altri motivi.

Nelle interviste lanciano proposte che fanno riflettere, dei motivi che li hanno spinti ad emigrare, della loro condizione umana attuale, dell'integrazione riuscita, precaria o mancata, della realizzazione personale. Sono critici sui mass media e il giudizio sulla politica italiana è pesante. Raccontano dell'esercizio del diritto di culto, dei tempi lunghi per far ottenere la cittadinanza ai loro figli, lanciando messaggi alla popolazione e alle istituzioni.

Nel documento realizzato si dice che quanto è stato detto può aiutare a far nascere un progetto che serva a capirli, per instaurare un approccio all'integrazione. Un progetto al quale stanno lavorando Boubacar Camara, Mario Anelli e Giulia Moser, autrice delle interviste.













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