Per le regine del voto nessun problema, ma che faranno le altre? 

Solo due donne (all’ultima tornata) ai primi dieci posti Ecco come cambieranno gli equilibri con le nuove regole



TRENTO. Ma davvero la preferenza di genere gioverà alle candidate donne? Lo scopriremo quest’autunno, quando verrà il momento di contare i voti affidate alle urne delle elezioni provinciali. Ma mettetevi nei panni di un elettore (o un’elettrice) di sinistra intenzionato, per esempio, a dare la propria preferenza a Donata Borgonovo Re, cioè la donna più votata, seconda solo al collega del Pd, Alessandro Olivi. Ebbene, dopo aver votato per lei non resterà che votare per un uomo oppure infilare la scheda nell’urna con una sola preferenza. Niente più cordate solo maschili o femminili, la doppia preferenza di genere prevede solo coppie di sesso diverso. Il dubbio è lecito: le donne prenderanno più voti?

Nella classifica delle preferenze delle provinciali del 2013 troviamo solo due donne nei primi dieci posti, entrambe del Pd: Donata Borgonovo Re (seconda assoluta con 10.543 preferenze) e Sara Ferrari (nona con 4.693 preferenze). Altre due donne (e fanno quattro) nei primi venti posti, anche loro del Pd: Violetta Plotegher e Lucia Maestri rispettivamente con 3.021 e 2.719 preferenze. Tutte loro hanno festeggiato l’altro giorno e dovrebbero dormire sonni tranquilli, ma è chiaro che con la doppia preferenza di genere la “competizione rosa” aumenterà notevolmente. La prima donna eletta nella lista del Patt fu Chiara Avanzo (2.111 preferenze) mentre a Manuela Bottamedi (all’epoca capolista del Movimento 5 Stelle) bastarono 1.340 preferenze per entrare in consiglio provinciale dove le donne - in questa legislatura - sono solamente 6 su 35 consiglieri. In percentuale siamo attorno al 17%, rispetto alle candidature femminili che furono (come spieghiamo nel pezzo principale) il 38%. Un altro dato che indica quanta distanza c’è fra la parità dei sessi all’interno degli organi della politica. Quando si trattò di garantire le quote rosa nelle giunte comunali i sindaci fecero i salti mortali, ora rischia di accadere lo stesso nella formazione delle liste per le provinciali. (a.s.)













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