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Pensionati, beffati i 25 mila più poveri: per loro niente bonus Irpef

La Cgil: «Più equo un sostegno al reddito su base Icef». La Uil: «Serve una misura strutturale più intelligente»


di Chiara Bert


TRENTO. Nessuno se la sente di criticare un provvedimento che in fin dei conti metterà 150 euro all’anno nelle tasche di 40 mila pensionati con un reddito lordo. Ma di fronte alla proposta di riduzione dell’addizionale Irpef messa a punto dalla giunta, i sindacati evidenziano i limiti di una misura nata in fretta e furia a fine anno, dalla necessità di rimediare all’autogol della maggioranza in aula che durante il voto sulla legge finanziaria aveva azzerato l’addizionale “per errore” l’addizionale Irpef votando un emendamento del 5 Stelle Filippo Degasperi. La mediazione tra il presidente Rossi e le minoranze ha portato a stanziare 6 milioni da destinare ai pensionati meno abbienti sotto forma di sgravi fiscali.

La platea di beneficiari, nella proposta presentata mercoledì ai sindacati dai funzionari della Provincia, sarà di circa 40 mila persone, coloro che non raggiungono un reddito complessivo annuo di 15 mila euro e che non pagherà l’addizionale regionale dell’1,23%. Lo sgravio sarà in media di 150 euro all’anno, 12 euro al mese.

Una cifra che rischia di essere una goccia poco significativa, e che lascia scoperti circa 25 mila pensionati cosiddetti incapienti, ovvero con un reddito sotto i 7.500 euro. Questi pensionati già oggi non pagano l’addizionale Irpef, quindi non beneficeranno di nessuno sgravio. Lo stesso problema che era emerso già con il «bonus Renzi» per i lavoratori dipendenti.

«Per com’è stato formulato l’emendamento alla finanziaria, lo sgravio è l’unico possibile dal punto di vista tecnico - ammette Andrea Grosselli, della segreteria della Cgil - ma se si fosse aperta una discussione su come utilizzare questi 6 milioni di euro, noi avremmo chiesto di optare per una misura diversa, come la Provincia fece qualche anno fa con il bonus di sostegno al potere d’acquisto delle famiglie, su base Icef. L’addizionale Irpef si riduce a poca cosa e la detrazione rischia di non arrivare a chi ha realmente più bisogno. Grosselli si appella al consiglio provinciale, perché «valuti una revisione dell’impianto della norma, partendo dal reale stato di bisogno»: «Ci può essere un pensionato che ha evaso le tasse e ha accomunato diverse proprietà e oggi beneficia dello sconto Irpef. Con un bonus calcolato sull’Icef questo non accadrebbe e magari potremmo dare un aiuto economicamente più consistente a una platea più ristretta».

Per Claudio Luchini, segretario della Uil pensionati, «il provvedimento è nato da un errore e la Provincia ha scelto la strada più facile da applicare»: «Noi chiediamo che la misura diventi strutturale, ma allora va studiata in un modo più intelligente, che elimini la no tax area e consenta detrazioni progressive per tutti, evitando la corsa a restare nella fascia in cui non si paga».

Per aiutare i pensionati al minimo, i sindacati hanno sollecitato la giunta ad un doppio intervento: risolvere con l’Inps il problema per cui oggi i pensionati che chiedono il reddito di garanzia si vedono togliere l’anno dopo le integrazioni nazionali (ne riferiamo nell’articolo a fianco, ndr); dall’altro alzare da 0,13 a 0,15 la soglia Icef per accedere al reddito di garanzia, così da ampliare la platea dei potenziali beneficiari del sostegno al reddito.

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