Pd spaccato su Borgonovo presidente

La maggioranza propone l’ex assessora. Bozzarelli: «Non hanno voluto un percorso condiviso, noi non la voteremo»


di Chiara Bert


TRENTO. Il nuovo Pd unito che mette da parte rancori e divisioni annunciato dal neosegretario Italo Gilmozzi è alle prese con il primo intoppo. Questa sera l’assemblea provinciale eletta alle primarie del 29 maggio è convocata (alle 18.30, nella pausa dei lavori del consiglio provinciale sulla legge della scuola) per l’elezione del presidente e la proclamazione del segretario. Come presidente la maggioranza che ha sostenuto Gilmozzi proporrà un proprio esponente, l’ex assessora Donata Borgonovo Re, venendo così meno alla regola di lasciare la carica alla minoranza, come fece da segretario Alberto Pacher con Gianni Kessler.

Il segretario lo ha comunicato ieri alla sua sfidante al congresso e leader della minoranza Elisabetta Bozzarelli, che alle primarie ha ottenuto il 38% dei consensi. «Borgonovo Re è una persona autorevole e sul suo nome c’è stata condivisione, abbiamo pensato che possa essere la figura adatta», spiega Gilmozzi, che martedì sera aveva incontrato i suoi «grandi elettori» proprio per decidere in vista dell’assemblea di oggi. E il percorso unitario promesso prima del congresso? «Non diventi unitario perché dai la presidenza alla minoranza», taglia corto il segretario, «ci saranno altri momenti e altre proposte per coinvolgere tutto il partito».

Ma la minoranza, che non aveva esplicitamente chiesto la presidenza per un proprio esponente ma si aspettava che questa fosse l’offerta del segretario, si chiama fuori e in assemblea non voterà Borgonovo. «Si è sbandierata in lungo e in largo la gestione unitaria del partito, non si può cominciare sempre la prossima volta», è il commento tranchant di Bozzarelli, «la presidenza non è un passaggio formale, prendiamo atto che non si è voluto un percorso condiviso sul nome dopo che questo ci era stato ipotizzato dal segretario». «Si è sprecata una prima occasione per una chiamata alla corresponsabilità, che passa anche per azioni visibili e concrete». Ma c’è anche un’altra obiezione che la minoranza fa al nome di Borgonovo Re: «Il ruolo di presidente del partito a un consigliere provinciale a noi non sembra una grande proposta», incalza Bozzarelli. «Il Pd ha bisogno di una voce autorevole di partito, che nelle sue figure chiave non può essere rappresentato solo dagli amministratori. Per questa carica immaginavamo ci potessero essere altre voci, non è la partenza che avevamo cercato di costruire». La segretaria cittadina del Pd non risparmia una stoccata: «Ricordo che Donata Borgonovo Re alla vigilia delle primarie ha detto che era entrata in lista come assunzione di responsabilità. Oggi mi viene da dire che evidentemente questa responsabilità passa anche per alcune cariche».

In casa Dem c’è chi va dicendo che la mossa di proporre Borgonovo sia stata dettata anche dall’intento di “imbrigliare” l’ex assessora in un ruolo di garanzia, ma c’è anche chi ricorda che con la presidenza Kessler concessa alla minoranza le cose andarono come sono andate. Motivo per tenere la presidenza in maggioranza. Il nuovo corso unitario partirà dal prossimo step. La segreteria?

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