«Pd, più coraggio di parlare a voce alta per tornare leader»

Il consigliere Civico: «Dobbiamo essere riconoscibili» Ruolo forte in coalizione: «Basta timori, più autorevolezza»


di Chiara Bert


TRENTO. «Basta avere paura che se dici qualcosa si spacca la coalizione. Oggi serve un Pd che parla a voce alta e torna ad essere riconoscibile dalla sua gente». Mattia Civico, consigliere provinciale da sempre bollato come kessleriano, da sempre vicino al segretario Michele Nicoletti e a Donata Borgonovo Re, in queste primarie si è speso con forza per Alessandro Olivi.

Consigliere Civico, il Pd è uscito sconfitto e sono partite le accuse reciproche. Di chi è la responsabilità?

Io osservo che il Pd ha giustamente puntato a far nascere una classe di amministratori che oggi non fanno politica e questo è un problema perché così il partito è stato svuotato. Non si può nascondersi dietro il proprio ruolo istituzionale per non impegnarsi in campagna elettorale altrimenti si perdono le ragioni del fare politica.

Intanto ha vinto il Patt con Ugo Rossi.

Sì, hanno perso i due partiti più coalizionali, Pd e Upt, che con responsabilità negli anni hanno fatto passi indietro per il bene della coalizione, chi ha vinto le primarie lo ha fatto meno.

A quali passi indietro si riferisce?

Per il Pd penso alla trattativa sui collegi del Senato alle ultime politiche o a certe istanze programmatiche sul Comune di Trento. Ora la responsabilità di tenere unita la coalizione spetta innanzitutto al Patt.

Il Pd intanto continua a lacerarsi al proprio interno. Il segretario è dimissionario, pensa che debba esserci un cambio ai vertici?

Se questo serve a far capire dove vuole andare il Pd, facciamolo. Se è solo una resa dei conti, saltano 4 persone e tutto va avanti com’è, fermiamoci. Non ci serve un garante interno frutto di delicati equilibri, ci serve qualcuno che sia garante sull’esterno.

Da cosa dovrebbe ripartire oggi il Pd?

Il Pd deve tornare ad essere riconoscibile, e questo significa essere incisivi e far emergere uno specifico che non può sciogliersi nella coalizione. Dobbiamo recuperare in fretta tra quanto diciamo e quanto siamo disponibili a realizzare.

Qualche esempio.

Penso alla nostra posizione sui diritti civili, oppure all’ultimo dibattito sugli asili nido, dove il fatto che certi servizi fondamentali vengano affidati al profit o al no profit non è una questione secondaria. La leadership ce la giocheremo anche in termini di sfide programmatiche.

Sta dicendo che finora non l’avete fatto?

Io dico che la coalizione ha bisogno di un Pd forte che fa politica. Faccio un esempio personale. In questi anni io non ho fatto sconti a Rossi, sulla riforma sanitaria abbiamo fatto 116 audizioni in commissione e finché non abbiamo trovato un accordo non l’ho mollato. Lui che è intelligente, sa che io ho una visione meno liberista e più sociale. È così che si creano rapporti di coalizione stabili, non calando le braghe. Anche l’Upt è stata un po’ ostaggio della mistica di coalizione, troppo silente e al traino di Dellai. Ora basta avere paura che la coalizione traballi. La coalizione tiene perché c’è una cornice condivisa, le prime dichiarazioni di Rossi sono su questa linea.

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