Pd, la sfida a tre spacca il partito

Zeni e Borgonovo Re: fare le primarie a doppio turno era la scelta migliore. Rossi (Patt): noi chiari, ci confronteremo


di Giuliano Lott


TRENTO. Il definitivo no di Alberto Pacher, dopo un estenuante tiraemolla, ha riaperto il gioco delle candidature di partito e di coalizione in vista delle provinciali. A rimanere “bruciati” sono stati l’Upt - che non ha mai espresso nemmeno l’ipotesi di un candidato proprio, tifando in segreto per il presidente della Provincia come nome “unificante” per lo schieramento del centrosinistra - e il Pd, pure spiazzato dalla rinuncia di Pacher. Discorso diverso per il Patt, che ha sempre sostenuto l’opportunità di scegliere il candidato alla presidenza con il metodo delle primarie, ponendo come proprio candidato Ugo Rossi.

Lunedì toccherà all’assemblea del Pd (con voto interno)decidere il proprio candidato che affronterà alle primarie di coalizione Rossi e l’eventuale espressione dell’Upt. E in corsa, nel Partito Democratico sono almeno in tre: Alessandro Olivi, sostenuto dall’estabilishment del Pd e candidato con la più alte probabilità di spuntarla (vista la composizione dell’assemblea), Luca Zeni e Donata Borgonovo Re. Ugo Rossi usa la cautela: «Come Patt abbiamo tracciato per tempo la nostra strada e non abbiamo cambiato idea. Il Pd ha scelto per le primarie di coalizione, e lunedì deciderà il nome da proporre. Poi ci confronteremo. Se primarie devono essere, possono individuare il coordinatore della coalizione, ma non definire scelte radicalmente diverse in termini di contenuti. In ogni caso deve essere un confronto, non una competizione distruttiva». Che all’interno del Pd si sia innescata una lotta fra le diverse anime del partito, non ne fa mistero Donata Borgonovo Re: «Mi sono candidata da mesi, sono a disposizione dell’assemblea che dovrà scegliere. Cosa farà l’Upt? Facciamo fatica a capire le nostre, di intenzioni. Figuriamoci quelle degli altri. So però che nell’Upt c’è grande preoccupazione, fondare le candidature sulla paura è tremendo. Il caso di Pergine ha giocato un ruolo non indifferente nel dare un messaggio di unità». La Borgonovo Re sa bene di non partire con il favore del pronostico. «Diciamo che se mi fossi presentata alle primarie di coalizione sarei partita con meno handicap, perché il consenso è diverso tra gli elettori rispetto all’assemblea del partito. Sono percepita nel partito come una personalità “divisiva”, e a questa diffidenza preconcetta non c’è rimedio. Ma rinunciare, d’altra parte, sarebbe molto triste». E fa autocritica: «Siamo stati noi del Pd a infilarci nell’angolo cieco, avevamo tutto il tempo per costruire un discorso più lineare e unitario. Poi c’è stato questo pressing piagnucoloso su Pacher, irrispettoso verso lo stesso presidente della Provincia. Ora, inseguendo il candidato unico, tutti sembrano orientati alle primarie di coalizione. Ma bastava deciderlo subito. Invece siamo in mezzo a una lotta tra squadre».

Luca Zeni si dispiace che il candidato per le primarie venga scelto dall’assemblea del partito: «La partecipazione dei cittadini era la strada maestra per recuperare credibilità, e di sicuro sarebbe stata una partita diversa. Ora valuteremo cosa fare». Significa che la sua ventilata candidatura potrebbe rientrare in gioco? «Voglio confrontarmi con tante persone che si sono avvicinate in questo percorso, c’è tempo fino a venerdì per decidere e ne discuteremo assieme. Certo, sappiamo che i numeri in assemblea disegnano una situazione frammentata».













Scuola & Ricerca

In primo piano