sanità

«Parto per Fiemme», ecco il primo bebè

Gabriel è figlio di una coppia della Val di Cembra. Già 140 gli iscritti all’iniziativa per difendere la maternità di Cavalese


Monica Gabrielli


CAVALESE. Si chiama Gabriel il primo bambino di “Parto per Fiemme” ed è stato accolto come il figlio di una valle intera. O perlomeno di tutti coloro che hanno deciso di mettersi in gioco in prima persona per difendere il reparto maternità di Cavalese. È nato alle 21.48 di lunedì: mamma Elisabetta e papà Michele erano partiti in giornata da Lisignago, in val di Cembra, per raggiungere l’ospedale di Fiemme, dove avevano deciso di far venire alla luce il loro bambino, alla ricerca di tranquillità e intimità, senza per questo rinunciare alla qualità dell’assistenza. E ora, mentre la neomamma e il piccolo Gabriel sono coccolati e seguiti dal personale del reparto, il neopapà è ospitato all’hotel La Rocca di Varena.

Sono già 140 gli iscritti (in poche settimane dall’avvio del progetto) all’associazione “Parto per Fiemme”, che attraverso l’autofinanziamento mira a evitare la chiusura della maternità di Cavalese. L’idea è quella di aumentare il numero delle nascite (i parti attualmente sono circa 270 all’anno, si punta a farli arrivare a 350), accogliendo le famiglie delle partorienti che non risiedono in valle: ai papà, ma anche ai fratellini e ai nonni, per un massimo di 4 persone (di cui massimo 2 adulti e massimo 2 bambini nella stessa camera), vengono offerte quattro notti in mezza pensione per permettere loro di stare vicino alla mamma e al neonato, senza dover percorrere ogni giorno lunghe distanze in auto. Le prenotazioni sono gestite dell’Apt, mentre le Casse Rurali di Fiemme non applicano nessuna commissione bancaria ai bonifici per l’associazione. Il progetto è piaciuto da subito a entrambi i fronti: quello dei valligiani che con soli 30 euro all’anno per 4 anni (8 centesimi al giorno) hanno la possibilità di fare qualcosa di concreto per evitare la chiusura del punto nascite e a quello delle partorienti a basso rischio che hanno la possibilità di scegliere di far nascere il bambino in un ospedale che garantisce il rapporto uno a uno tra ostetrica e mamma. Una decina le donne, provenienti dalla valle di Cembra, dal Primiero e della Valsugana, che hanno già preso contatti con l’ospedale. Mentre gli iscritti hanno già garantito 40 parti in 4 anni. E il ricavato della partita di pallavolo Italia- Serbia in programma a Cavalese il 24 agosto servirà per finanziare il progetto, che punta a sostenere anche alcuni servizi che negli anni sono stati depotenziati, come il servizio puericultura. Davanti alla culla di Gabriel in ospedale Alessandro Arici, ideatore del progetto, è emozionato: «In pochissimo tempo abbiamo ottenuto molti consensi: la gente di Fiemme e Fassa ha capito che lamentarsi non serve a nulla. Insieme possiamo davvero far sì che il reparto maternità rimanga aperto ed evitare così che i nostri figli rischino di nascere sulla strada per Trento». Gabriel è la dimostrazione che non si tratta di un’utopia.













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